Un racconto per i bambini afghani

Save The Children, che lancia un appello a fare donazioni per le migliaia di bambini afghani – e non solo – che stanno patendo il freddo, il gelo e la fame. Molti sono costretti anche a vendere i propri figli (quelli più piccoli) per avere un po’ di soldi per comprare cibo e lo stretto necessario per riscaldarsi.

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Il racconto

I nomi dei personaggi e la storia riportata sono frutto della mia fantasia.

C’era una volta l’Afghanistan, un paese molto colorato con i suoi aquiloni e i bambini che li rincorrono di cui ci ha raccontato lo scrittore Khaled Hosseini. Adesso non è più un paese per bambini!

Dopo l’incursione dei talebani, Hamir insieme alla sua famiglia vive in una piccola baracca senza riscaldamento. Vede ogni giorno, da quando il suo paese è stato sottomesso dai talebani, i suoi amici e vicini vivere in una profonda crisi. L’inverno non aiuta, si raggiungono temperature anche sui -12°C. Hamir, che è il più grande dei 5 fratelli, deve aiutare la madre a sfamare la famiglia. Il padre, purtroppo, è già malato e non può aiutarlo: la febbre l’ha raggiunto e non ha nessuna intenzione di lasciarlo. Lui fa finta di non sentire tutte le notti la madre piangere al suo capezzale perché sa che la fine si avvicina.

Il cibo manca ma Hamir, pur di salvare i suoi fratelli, esce dalla baracca e lotta contro il tempo e i malfattori che girano nel quartiere. Passeggiando lungo la via che porta al mercato di Kabul, arriva da Mirza che vendeva un po’ di tutto. Hamir guarda sul palmo della mano i pochi soldi che erano rimasti a casa e che la madre gli aveva consegnato per comprare tutto il necessario. Si ricorda le sue parole: «Sono molto preoccupata… non possiamo permetterci cibo a sufficienza per sfamare tutti. Non abbiamo coperte per riscaldare i tuoi fratelli e tenerli al caldo. Ho dovuto dare tutte le coperte a tuo padre, anche se dà pochi segni di speranza che ce la faccia a superare la notte. Dovresti comprare anche tanta legna».

Si fa coraggio e spiega a Mirza quello che gli serve. Ovviamente, è tanta roba da portare per un ragazzo solo, perciò si offre volontario di aiutarlo ma ad una condizione: che gli offra un piatto di minestra una volta arrivati alla loro casa. Hamir accetta ma non sa che è soltanto un inganno. Arrivano a casa sua con tutto il necessario, lui aiuta la mamma a preparare il cibo per tutti. Dovendo fare anche la porzione per Mirza decide di non mangiare e conservare la sua porzione per un altro giorno. Altrimenti sarebbe finito il cibo subito e loro si sarebbero ritrovati nella stessa situazione precedente.

Una volta finito il pranzo, Mirza parla alla signora: «Io vi ho aiutati accompagnando suo figlio lungo il tragitto. Ho chiesto in cambio un piatto caldo con cui riscaldarmi e voi me l’avete dato. Ma il cibo che vi ho dato non vi basta per sfamare tutti. Allora vi propongo un patto: prendo due dei vostri figli a lavorare con me giorno e notte, i più forti, così avrete i soldi per comprare del cibo. Poi, quando la situazione si ristabilirà, potrete riabbracciare i vostri figli».

La madre accettò il baratto senza batter ciglio e scelse i figli più in forza, tra cui Hamir. Fu una scelta sofferta ma dovuta per salvare la famiglia. Tante famiglie fanno queste scelte, lei non è l’unica. La differenza che contraddistingue la loro madre è che non vede l’ora di rivedere e riabbracciare i suoi figli. Perché la famiglia deve stare unita, ma sa anche che è l’unica via di salvezza.

Hamir si fa forza e accetta di lavorare per lui: ogni giorno è duro, Mirza è molto esigente, ma la tristezza e la stanchezza gli passa quando vede negli occhi della mamma la felicità e la gioia di avere qualcosa in più da mangiare e con cui scaldarsi rispetto ad altre famiglie più povere. Infatti, è proprio grazie alle parole della mamma che lui non perde la speranza: «Hamir caro, so quanto ti è costato questo sacrificio. Tuo padre è morto da due giorni ma sono sicura che sarebbe stato molto contento dell’uomo che stai diventando, nonostante la tua tenera età. Anche lui avrebbe voluto così, anzi si sarebbe sacrificato per tutti noi e in primis per te che hai l’età giusta per andare a scuola. Sai, questa è una cosa buona del nostro nuovo regime … voi maschi avete ancora la possibilità di essere istruiti e, non sapendo io leggere e scrivere perché ci pensava sempre Baba (papà), non solo faresti qualcosa per te e per il tuo futuro ma anche per tutta la tua famiglia. Ricorda sempre quello che diceva tuo padre, il senso della famiglia non si dimentica mai, nemmeno quando il regime è estremo come il nostro che, anzi, lo osanna».

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