Una curva, non una parentesi, della Storia

La Guerra in Ucraina ha improvvisamente e traumaticamente scaraventato dentro le nostre vite orrori, angosce e paure che credevamo ormai fantasmi del Passato.

Viene spontaneo coltivare l’illusione che questa tragedia si concluda in breve tempo, per poterla poi subito rinchiudere nel dimenticatoio e tornare con naturalezza al consueto corso delle cose.

Si tratta di un sentimento del tutto istintivo e pienamente comprensibile, ma poco oculato e lungimirante, che potrebbe indurci a non gestire con lucidità il cruciale frangente che stiamo attraversando.

All’inizio del 2020 si è propagata in tutto il mondo la Pandemia da Covid-19, con i primi casi ufficialmente registrati in Italia in data 30 gennaio 2020.

Il 24 febbraio 2022 le Forze Armate della Russia hanno invaso il territorio dell’Ucraina, portando la Guerra nel cuore dell’Europa.

Un micidiale uno-due, un tremendo esordio di questi Anni Venti, che ha determinato una vera e propria svolta negli equilibri politici ed economici planetari.

Da tempo, invero, diversi studiosi erano dell’avviso che ci trovassimo sul confine di una fase storica, a cavallo tra un’epoca che aveva esaurito il suo corso ed un’altra che ancora non riusciva a prendere forma.

Lorenzo Marsili e Yanis Varoufakis hanno scritto che “siamo nel mezzo – ma non ci è dato sapere in quale metà del guado – di una grande trasformazione che cambierà alla radice il nostro modello di sviluppo, le nostre democrazie, la distribuzione della ricchezza e il senso stesso delle parole” (Il Terzo Spazio, 2017, XII).

Paolo Iabichino, lungo un versante completamente diverso, sottolinea che “gli ultimi anni sono stati quelli di un’età di mezzo che ha superato la fluidità del post-moderno, per affacciarsi su una Nuova Era difficile da decifrare e definire” (Ibridocene, 2021, 8).

I due disastri con i quali siamo alle prese, la Pandemia e la Guerra, stanno fungendo da formidabili detonatori su un insieme di tensioni da tempo pulsanti, innescando cambiamenti di epocale portata.

E’ stato acutamente scritto che “i disastri sono – in qualche modo – eventi sistemici abbastanza potenti da agire come veri e propri catalizzatori di cambiamenti sociali e culturali; non sono eventi modesti che hanno un impatto sui singoli, ma avrebbero la forza di modificare, alterare il contesto, al punto che la collettività può ritrovare sé stessa: l’incertezza dei tempi porta in tanti, rispetto al rumore di fondo, ai rapporti effimeri, alle vite monodimensionali a riscoprire ben altri ancoraggi”.

Nonché che “i disastri sconvolgono collettive ed esigono una risposta, appunto, collettiva. Tali circostanze eccezionali incoraggiano cambiamenti dei comportamenti usuali e spingono i popoli ad adottare norme diverse, adatte alle sfida” (Salvatore Santangelo, Geopandemia, 2020, 9-10).

Il momento attuale rappresenta una autentica curva della Storia, non – come ci piacerebbe pensare – una sua parentesi temporanea e transitoria, che possiamo sperare di chiudere velocemente ed archiviare con facilità.

Anche se, miracolosamente, la Pandemia e la Guerra terminassero nell’arco delle prossime ore, niente comunque sarebbe più come prima: ci troveremo in ogni caso alle prese con un Mondo che è cambiato, diventando qualcosa di molto diverso da quello che abbiamo conosciuto fino al 2019.

Siamo dunque chiamati ad una sfida epocale, talmente alta e ardua da far letteralmente tremare le vene ai polsi: “La sfida che ci viene posta è altissima. Viviamo un momento di scarto, un interregno dagli esiti più incerti che mai” (Lorenzo Marsili e Yanis Varoufakis, cit., XIII).

Gli enormi cambiamenti in atto, innescati da Pandemia e Guerra, ci pongono dinanzi a responsabilità di indicibile portata: le risposte che sapremo mettere in campo risulteranno determinanti per il futuro di intere generazioni.

Autorità e istituzioni, italiane ed europee, enti e organizzazioni, pubbliche e private, semplici cittadini: tutti in questo momento siamo coinvolti nel comprendere e governare questi profondi “cambiamenti sociali e culturali”.

Le Imprese, quali fondamentali strutture del Contemporaneo, si trovano al centro dei fenomeni in atto, nel cuore del mondo che cambia.

Interi ambiti di azione, guardando in particolare nell’ottica delle Aziende, devono essere urgentemente ripensati e rapidamente ridefiniti.

La Globalizzazione come l’abbiamo conosciuta nel trentennio tra il 1989 e il 2019 fa ormai parte del passato, ragion per cui occorre ridisegnare le politiche di approvvigionamento, i canali di distribuzione, le strategie di internazionalizzazione.

La diversa conformazione degli equilibri planetari impatterà sullo stesso concetto di Innovazione, trainante driver di sviluppo e insostituibile fattore competitivo, che andrà riprogrammata alla luce delle nuove esigenze dei mercati e delle comunità.

In un pianeta che si accinge ad assumere una inedita compartimentazione in blocchi, peraltro – allo stato – piuttosto disomogenei, molti ragionamenti sulla Sostenibilità dovranno essere oggetto di attenta valutazione e profonda riflessione.

Occorre, dunque, prendere a malincuore atto che, nell’arco degli ultimi 28-30 mesi, la realtà politica, economica e geografica del Mondo è cambiata in modo radicale.

Questo significa che le mappe concettuali e gli strumenti di navigazione con i quali stavamo governando la transizione nel Contemporaneo sono improvvisamente diventati obsoleti.

Next Generation EU, PNRR nazionale, EU Green Deal e altri fondamentali piani normativi sono stati pensati per un’epoca diversa, che ormai è alle nostre spalle: ne occorre una rapida e urgente revisione.

Si tratta di un cammino di una difficoltà straordinaria, da affrontare in maniera improvvisa e repentina, muovendoci sostanzialmente senza avere solidi punti di riferimento.

Caminantes no hay camino / Se hace camino al andar”: “Viaggiatore, non c’è cammino / Si fa il cammino camminando”, direbbe il Poeta (Antonio Machado, Caminante no hai camino).

Dobbiamo fare, per utilizzare i versi di Dante Alighieri, “come quei che va di notte –, che porta il lume dietro e a sé non giova -, ma dopo sé fa le persone dotte” (Divina Commedia, Purgatorio, Canto XXII).

Occorre dunque mettersi in viaggio nel buio della notte che stiamo attraversando, appoggiandoci il lume dietro alle spalle: non avremo certezza di non mettere il piede in fallo, ma agevoleremo il cammino di coloro che verranno dopo di noi.

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