USA, midterm elections: la Red Wave che non c’è stata. Parla Roberto Vivaldelli (InsideOver)

Le elezioni di medio termine sono uno degli appuntamenti elettorali più importanti degli Stati Uniti, certamente il più carico di messaggi premonitori. Gli analisti sono concordi all’unanimità nel ritenere che nel medio termine vengono piantati i semi di ciò che si potrebbe raccogliere alle presidenziali.

Il Partito Repubblicano confidava nei sondaggi circa la popolarità a picco di Joe Biden e nelle piazze riempite da Donald Trump a distanza da riflettori e social network. Da mesi non si parlava di altro: Red Wave. Onda rossa.

Red Wave, ossia lo scenario – dato per certo – di una travolgente ascesa dei repubblicani alle elezioni di medio termine risultante dalla presunta scontentezza dell’opinione pubblica per la gestione dei principali dossier domestici e internazionali: braccio di ferro con la Cina, inflazione, politiche progressiste, supporto a oltranza alla guerra in Ucraina.

Ma la Red Wave, se intesa come capitolazione della presidenza Biden, non c’è stata. Questo è il motivo per cui si è pensato fosse interessante discutere di quanto è accaduto e di quello che potrebbe succedere nel dopo-elezioni con un un esperto di politica statunitense: lo scrittore e giornalista Roberto Vivaldelli (InsideOver).

Le urne sono chiuse. Lo scrutinio è agli sgoccioli. E tutto indica, a questo punto, che la Red Wave non abbia avuto luogo. Perché?

È evidente che la Red Wave non c’è stata, anzi. I Repubblicani conquistano la maggioranza alla Camera dei Rappresentanti, ma con un margine meno significativo delle (loro) attese. Vero è che sono stati eletti molti esponenti del Partito sostenuti da Trump – alla Camera –, ma trattavasi di sfide abbastanza scontate.

Per quanto riguarda il Senato, sembra probabile che i Democratici riusciranno a mantenere la maggioranza. Mentre i candidati endorsati da Trump hanno subito importanti sconfitte, anche se parliamo di governatori, in stati come Arizona, Pennsylvania e Wisconsin.

L’unica vera Red Wave, che si è materializzata, è avvenuta in Florida. Qui è stato riconfermato Ron DeSantis ed è dove è stato rieletto Marco Rubio. Le elezioni hanno confermato la Florida come roccaforte repubblicana.

È un dato realmente importante il boom repubblicano in Florida?

Sì, perché non va dimenticato che alle governative del 2018 DeSantis era a malapena conosciuto. Vinse per circa trentamila voti, anche grazie all’endorsement di Trump.

Queste mid-term hanno confermato lo status della Florida quale roccaforte repubblicana. Perché qui i Repubblicani, oggi, vincono anche in contee che un tempo sono state dei feudi dei Democratici. Penso a Palm Beach e a Miami.

Quanto e dove questi risultati incideranno sull’agenda domestica della presidenza Biden?

Sicuramente avranno un peso per quanto concerne una delle problematiche più sentite dall’opinione pubblica: la criminalità. Criminalità che è stata, peraltro, al centro della campagna elettorale.

Penso anche che l’amministrazione Biden darà un peso maggiore ad un altro tema piuttosto sentito: l’inflazione.

E per quanto riguarda la politica estera? I Repubblicani condizioneranno le scelte della presidenza Biden in Ucraina?

È possibile che i Repubblicani, avendo ora la maggioranza alla Camera, chiederanno di rivedere, almeno in parte, il “sostegno a fondo perduto” all’Ucraina. Meno denaro elargito “con faciloneria”. Questo perché i Repubblicani, tendenzialmente, sono contrari all’invio di denaro all’estero incondizionato. Non credo, però, che verrà a mancare il supporto strategico.

2024. Ritorno di Trump o lancio di DeSantis?

Queste elezioni sono state un po’ deludenti per Trump e i suoi candidati. Il tycoon non sembra più possedere la presa e la dirompenza di un tempo, sebbene molti dei suoi candidati siano stati confermati alla Camera.

Il dato della Florida è emblematico: sembra che molti vedano nel giovane DeSantis una figura più equilibrata, ma non più moderata nelle idee, nel modo in cui comunica e per l’assenza di guai giudiziari. Elettori e donatori, in sintesi, lo considerano un candidato più idoneo da sostenere alle presidenziali del 2024.

Trump teme DeSantis. Di recente ha dichiarato che se dovesse candidarsi, diffonderebbe informazioni non lusinghiere che lo riguardano. Trump ha capito che è un potenziale concorrente da temere e sta provando a giocare d’anticipo. Vedremo come finirà questa faida interna.

Un pensiero conclusivo?

Le elezioni di medio termine vengono storicamente perdute, salvo qualche eccezione, dal partito del presidente in carica. E i Democratici hanno vinto anche da questo punto di vista: perché hanno ottenuto dei seggi importanti mentre i Repubblicani non sono riusciti “a sfondare”.

2 Commenti

  1. Mah… In termini assoluti i repubblicani hanno quasi 6 milioni di voti in più dei democratici, hanno vinto col gioco dei seggi, ma se guardiamo i numeri (quelli che bisognava guardare ai tempi della Clinton contro Trump) l’ondata rossa c’è stata

  2. Penso che la cattiva pubblicità su Trump fatta in questi anni con fake e cose non dette abbia frenato gli elettori , il dubbio corrode più che una verità e la menzogna è stata venduta come verità ingannevole , Trump è schiacciato dal violento odio dei dem e i dem si comprano tutto , come si sono comprati i media !

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