Verba manent: alla ricerca della NATO


Il conflitto tra Russia e Ucraina ha aperto gli occhi perfino ai Paesi più neutrali: la minaccia di un coinvolgimento più ampio, anche solo ipotetica, ha scatenato la voglia di cercare riparo sotto l’ala protettiva della NATO. Che oggi sembra essere un porto sicuro, mentre fino a poco tempo fa era bersaglio delle più disparate critiche. 

Sarà l’ironia della sorte, ma l’alleanza tra gli Stati dell’occidente torna in auge mentre la Russia, ex URSS, appare nuovamente come una minaccia alla stabilità globale. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, nel timore che l’Unione Sovietica, tra i vincitori della guerra, potesse non accontentarsi delle spartizioni postbelliche, il blocco occidentale decise di unire le forze. Se i sovietici avessero attaccato qualcuno, avrebbero attaccato tutti. 

Oggi la Russia, attaccando l’Ucraina, muove contro quel sistema che negli anni ha allargato i propri orizzonti a Est. Una vendetta esecrabile, contro i civili e contro uno Stato sovrano privato della propria autonomia nella logica della guerra di Putin. 

L’idea che altri Paesi, come la Svezia, che non combatte una guerra da 200 anni, e la Finlandia, vogliano unirsi alla NATO non fa che inasprire la tensione già alta. Così come la volontà di Zelensky di aderire all’Ue nell’immediato, poi accantonata. La logica secondo cui alla propaganda del nemico si risponde con la propaganda propria non fa bene né alle sorti della guerra né alla gente. Perché aumenta le criticità e perché impaurisce i popoli. 

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