Verba manent: Bosé osè

Una star degli 80s e 90s che torna sulla scena in tempi di pandemia per raccontarsi in una lunga intervista. “Droghe, sesso selvaggio, sostanze” dichiara Miguel Bosé, che poi si lascia andare a un’affermazione illuminante – nonché di mondiale interesse – sul Covid19: “Sono un negazionista, è una posizione che porto a testa alta”. 

È il solito dilemma, tra libertà di opinione e capacità di capire che un cantante, privo degli strumenti scientifici per difendere le sue strampalate tesi, farebbe meglio a tacere in tema. È una tendenza piuttosto diffusa oggigiorno, che abbraccia non solo il dispensare liberi pareri virologici, ma anche politici e sociali. Fedez si sta intestando una battaglia molto importante, ovvero quella sulla difesa dei diritti Lgbtq+, fa dirette social col promotore della legge in merito, Alessandro Zan, e sfrutta popolarità e argomento per sferrare attacchi politici. 

Una cosa simile è accaduta qualche settimana fa in un programma televisivo, che ha fatto da sfondo a un confronto fra Matteo Bassetti e Simona Ventura, la quale spiegava come arginare gli effetti del virus. 

A volte, sarebbe molto più facile che ciascuno stesse al suo posto, senza invadere  pavidamente campi a egli ostici. I cantanti cantino – anche se tra Fedez e Bosé io non ho dubbi sulla scelta, ma questo è un altro discorso, e i medici curino. 

Quando finirà l’incubo del confinamento e della pandemia, avremo tanto bisogno dei cantanti per scrollarci di dosso, almeno un poco, la tristezza passata. 

Oggi, però, ci servono i medici. Il cui lavoro, se non fosse complicato da pareri improvvidi come quelli di Bosé, sarebbe molto più facile.  

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