Verba manent: i sogni son desideri

Come in una bella fiaba, l’ex premier Giuseppe Conte rinuncia al Foro, dimentica l’antica pratica legale e si dà alla politica. O, almeno, le probabilità vanno in questa direzione.

Nessuno ha mai avuto dubbi su chi fossero i padri politici di Conte, cioè i 5 Stelle, verso i quali ha sempre dimostrato ossequiosità e concordanza. Però in molti, soprattutto i più creduli, avevano preso in parola l’avvocato di Volturara Appula, quando nel marzo del 2019 affermava che non avrebbe lavorato a un altro governo. “Personalmente non ho la prospettiva di lavorare per una nuova esperienza di governo. La mia esperienza termina con questo”. Oggi, invece, la realtà dei fatti gli si ritorce contro.

Nella sua pentola bolle dell’acqua: la possibile candidatura alle suppletive nel collegio di Siena e quella di “Presidente” dei grillini, che ormai, già da tempo in verità, sono un partito vero e proprio, al pari di quelli che volevano aprire come una scatoletta di tonno. Avete presente quando provate ad aprire una confezione di tonno e vi rimane in mano l’anello? Ecco, così hanno fatto i seguaci di Grillo e Di Maio, che dai balconi di Palazzo Chigi esultava per aver abolito la povertà, mentre l’Italia continuava, lentamente, a tracollare.

Esattamente come la principessa Cenerentola, con la quale Giuseppe ha condiviso l’importanza del prestigio, egli può canticchiare che i sogni son desideri. Che si fermi qui, però. Perché il prosieguo gli imporrebbe di aggiungere di felicità, non proprio la parola giusta per riassumere il suo lavoro sotto molti punti di vista.

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