Verba manent: la lezione di Guido

Metti una sera invernale, dopo gli impegni lavorativi, la voglia di rilassarsi a teatro. In platea Guido Crosetto, sicuramente uno tra i più “flessibili” nel partito di Giorgia, ma pur sempre un fedelissimo della destra meloniana sin dalla sua fondazione. Sul palco Rosario Fiorello, showman tanto sfacciato quanto bravo. All’improvviso una videocamera riprende il protagonista che scende dallo scenario, chiama “Guido… Guido…” e intona, delicatamente, “Oh partigiano…”.

Sembra l’inizio di una barzelletta, che tuttavia l’astuzia e la bravura di Crosetto hanno trasformato in uno spettacolo godibile e disteso. Tant’è che quando Fiorello gli si è avvicinato, Crosetto non ha esitato troppo nel proseguire “Portami via… Oh bella ciao ciao ciao”, peraltro con una discreta intonazione canora. 

Il siparietto potrebbe rimanere all’interno del teatro dove è accaduto, invece può essere estrapolato e visto secondo un’ottica precisa. Cioè la potenzialità che avrebbe FDI di maturare politicamente e consolidare così percentuali già alte: buttare alle spalle un passato un po’ in ombra, facendolo invero più per l’opinione pubblica che per altri, visto che quell’etichetta ancora gliel’affibbiano facilmente. Giorgia non è fascista, Guido neppure e nemmeno Ignazio, per quanto quei busti  orgogliosamente esposti in casa sua possano far dubitare. I fascisti erano altri, pericolosi e illiberali. Costoro sono di destra, sì, ma tutt’altro che fascisti. E chi prova a fargli scontare peccati commessi da altri, lo fa per puro ideologismo di parte. 

Se, però, tutti là dentro facessero come Crosetto, ovvero smorzassero i toni accondiscendendo altresì allo scherzo, sarebbe meglio. Meglio per il partito, meglio per gli avversari (che non avrebbero quasi più armi), meglio per gli elettori  di destra più sensibili. Guido, poi, è nato nella provincia di Cuneo, dove i fascisti assieme ai tedeschi commisero crimini tra i più efferati. Bruciarono case, stuprarono donne e torturarono giovani – le vie attorno al cimitero di Alba ricordano proprio giovani partigiani morti. 

Una lezione di stile che farebbe bene a molti politici. 

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