Verba manent: la ragazzina ministro

Si definisce una “ragazzina” per questo Paese, Fabiana Dadone è ministro per le politiche giovanili e si descrive con svariate perifrasi tipiche della retorica femminista. La festa della donna ci ha stimolato un interrogativo: chi sono le femministe oggi? Cos’hanno in comune con quelle donne che, nel corso degli anni Settanta, hanno lottato strenuamente per ottenere leggi come l’aborto e il divorzio? Poco e niente. Cinquant’anni fa essere anticonformista era una sfida vera, contro i tabù della società; oggigiorno è moda e comodità.

La Dadone ha scelto di ricordare le donne, nell’unica giornata a esse dedicata, come se per il calendario gli altri giorni fossero all’insegna dell’oblio, con una foto che la ritrae coi tacchi sulla scrivania e la felpa dei Nirvana addosso, nell’esercizio delle sue funzioni ministeriali. Scrive inoltre che la giornata dell’otto marzo è “tanto evocativa e tanto attenta al politically correct”, inconsapevole del fatto che, nella società odierna, il suo atteggiamento è proprio l’emblema del politicamente corretto, sempreché tale espressione così abusata significhi qualcosa.

Al ministro rock e alternativo vorremmo dire che la retorica femminile ha un po’ stancato. Non perché sia inutile, anzi, occorre che la società valorizzi da un punto di vista professionale e umano le figure femminili che inspiegabilmente vengono fatte stare un passo indietro; ma perché è infruttuosa, che è diverso. Una donna in carriera non ha bisogno di indossare felpe, blu jeans e mettere i tacchi sulla scrivania per farsi notare. Grandi donne, non “ragazzine”, delle istituzioni e dell’imprenditoria insegnano.

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