Verba manent: le proteste della vergogna

Nell’ultima settimana, alcune città italiane hanno fatto da sfondo alle proteste di molti cittadini contro le misure prese dal governo. Si è trattato di atti violenti, aggressivi, durante i quali i manifestanti sono venuti a contatto con le forze dell’ordine e diversi giornalisti sono rimasti feriti. Ciò poiché, a detta del popolo, Conte sta mettendo all’angolo l’economia e la sussistenza dei lavoratori, nonché la loro libertà. E in certi casi, con le dovute specificazioni, i propositi sono perfino giusti; i metodi, però, sono da condannare.

Proprio oggi, giovedì 29 ottobre, ricorrono 58 giorni da quando i pescatori di Mazara del Vallo furono catturati e presi in ostaggio dai libici. Ebbene, da quasi due mesi non si hanno notizie di loro, rinchiusi, con buona probabilità, nelle prigioni libiche – “a naso” un po’ più rigide di quelle italiane. Dal giorno zero, alcuni familiari dei mazaresi stazionano e dormono di fronte a Montecitorio, incatenati per protesta. Contro il freddo, la pioggia, la noia, la disperazione.

Protestare, allora, è possibile attraverso due atteggiamenti, opposti fra loro: facendo vergogna o subendola. I violenti di Napoli, Torino, Milano e Roma l’hanno fatta, passati dalla ragione al torto. I parenti dei pescatori la subiscono, da tempo, con abnegazione, per amore e famiglia.

Il governo non li ascolta, noi sì. E li ringraziamo.

1 commento

  1. Prima domanda: la protesta pacifica dei parenti dei pescatori quali risultati ha dato?
    Seconda domanda: davvero quelli che hanno sfasciato e devastato e saccheggiato e si sono scontrati con le forze dell’ordine sono i cittadini che protestano perché il governo li ha ridotti alla fame? Ma proprio davverodavverodavvero?

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