Verba manent: non è più quel Putin che giocava con Dudù

Da due giorni la guerra in Ucraina ha avuto un’altra escalation, con la dura risposta russa all’attacco al ponte verso la Crimea, distrutto dagli ucraini. Bombe su Kiev, civili feriti e morti, obiettivi strategici mancati a favore di parchi e aree ludiche. Kim testa il nucleare, garantisce l’appoggio a Putin, idem Lukashenko, che si inventa una Nato pronta ad aggredire la Bielorussia e quindi prepara le truppe. Gli USA non si fermano, pronte nuove armi a Kiev. L’Europa segue. 

E noi? Fino a che punto il contributo italiano a una causa, badate bene, giusta e legittima, perché nel contesto aggredito e aggressore sono due posizioni ben chiare, si protrarrà? E con quali scenari? Nulla di buono si manifesta all’orizzonte, mentre nelle teste dei partiti si dà la caccia ai ministeri, ai ruoli da spartire, agli stipendi da arricchire. Per alcuni altri lunghi giorni, l’Italia di fatto sarà senza un governo. Draghi è stato mandato via, basta tecnici, dicevano gli italiani e i partiti che loro hanno votato. Oggi, però, osservando la realtà dei fatti, dovremo sperare di avere più tecnici possibili nei ruoli chiave del governo; non si intravede alcun politico, tra la rosa proposta dai partiti, che possa ricoprire al meglio ruoli come Esteri, Difesa, Economia al momento. 

Dall’altra parte, gli italiani. Che sono già alle prese con la crisi di chi non arriva alla fine della terza settimana e di chi, con una piccola o grande impresa alle spalle, triplicate le bollette, sarà costretto a chiudere. Tutto ciò poiché in passato nessun governo ha pensato di differenziare gli approvvigionamenti energetici, convinti che la storia ciclica fosse solo una balla antica, che la Russia si fosse occidentalizzata e che Putin avrebbe sempre lanciato le palline a Dudù in quel di Arcore. Oggi noi inviamo armi all’Ucraina, grazie alle quali il conflitto si allunga inevitabilmente, con la speranza che Kiev possa trionfare. Nel frattempo, però, finanziamo la Russia e la sua campagna con il prezzo del gas che, nonostante tutto, siamo costretti a pagare. È poco, lo paghiamo tanto e talvolta, a suo piacimento, Putin manda in ferie Gazprom che comunica opere di manutenzione immediatamente esecutive. 

Il ruolo di doppi finanziatori è tanto moralmente obbligatorio quanto economicamente assurdo. Però, che possiamo farci, siamo in ballo e balliamo. Un’unica preghiera, rivolta a voi lettori: non abituiamoci a parlare di armi, nucleare e catastrofi così come se stessimo parlando di calcio. Non è normalità, anche se vogliono renderla tale. 

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