Verba manent: nozze onorevoli

“La quiete dopo la tempesta” potrebbe essere il titolo della giornata di lavori parlamentari che si è tenuta alla Camera qualche dì fa, con la speranza che Leopardi, ovunque egli sia, non si dispiaccia troppo per l’azzardato paragone.

Dopo la rissa in aula in occasione della discussione sul “Mes”, il deputato Flavio Di Muro ha preso la parola e, in ginocchio, ha chiesto alla sua Elisa (presente in tribuna) di sposarla.

“Presidente, per rispetto non mi rivolgo a lei ma mi rivolgo in tribuna per dire: Elisa, mi vuoi sposare?”. In effetti, l’invocazione a Fico è più che giustificata; in tempi simili, non è da escludere persino un sermone nuziale nei confronti della terza carica dello Stato, considerato anche il suo cognome, che potrebbe avvalorare questa strampalata ma onorevole ipotesi.

Elisa si è commossa e il matrimonio s’ha da fare, a differenza di quello, di certo più complicato, tra i notissimi Renzo e Lucia.

Tuttavia, lasciamo che il loro amore venga coronato e non perdiamoci in chiacchiere: apprezziamo l’idea originale del deputato, il quale, anziché scegliere una cena a lume di candela o un molo che si prolunga nell’orizzonte del mare, ha optato per un’aula del Parlamento dopo un’accesa rissa.

Camera dei deputati o camera da letto? Se sorge un interrogativo del genere, allora la situazione è grave, ma non seria.

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