Verba manent: Patrick Zaki, ma quale giustizia?

Dopo aver ricevuto la condanna a tre anni di detenzione, da scontare in Egitto, è arrivata la grazia dal presidente al Sisi. Patrick Zaki oggi torna in Italia, nella sua Bologna. 

Un caso che ha unito la società civile e l’opinione pubblica italiana: l’attivista egiziano nel 2020 fu accusato di terrorismo, di aver diffuso notizie false, di aver praticato atti contro il governo egiziano e propaganda gender (materia di studi del suo master a Bologna). Sono stati tre anni di discriminazioni e di misteri, che lasciano un’ombra fitta sulla vicenda, mai narrata a chiare lettere in maniera esplicita. 

Giorgia Meloni ha parlato di “attenzione e disponibilità” da parte del presidente al Sisi. Ma dov’erano queste attenzioni e disponibilità nei mesi scorsi? Perché oggi, nonostante una condanna, Zaki viene inaspettatamente graziato? 

Sappiamo, e soprattutto immaginiamo, il lavoro di intelligence che è stato dietro alla vicenda. Perciò il governo fa bene a intestarsi la vittoria di averlo riportato a casa, dopo il tanto clamore. Ma cos’è stato dato in cambio? Quali interessi ha ceduto l’Italia per ottenere il rilascio di Zaki? 

L’Egitto è il Paese che torturò e uccise Giulio Regeni. In quello Stato l’Italia in passato non ha mai trovato giustizia, ma le sue aziende hanno facile mercato (Eni, Fincantieri). Paradosso, vero? E giustizia non trova neppure oggi, perché se il sentimento che ha mosso le autorità egiziane a liberare Zaki fosse stato “la giustizia”, egli non sarebbe stato condannato tre giorni fa, non sarebbe stato torturato, probabilmente non sarebbe stato neppure arrestato per motivazioni che appaiono piuttosto fallaci e oscure. In quel Paese la giustizia è uno strumento di repressione, dove imputato è uguale a condannato e dove i diritti umani non sono rispettati. 

Accogliere Zaki oggi è doveroso e sintomo di felicità per un ragazzo torturato che trova pace. Ma non giustizia. 

1 commento

  1. La notizia della grazia mi riempie, come è ovvio, di gioia. Quanto alla contropartita che probabilmente c’è stata non vorrei che fosse la più infame e deprecabile che si possa immaginare, cioè un allentamento delle pressioni Italiane per giungere alla verità sul caso Regeni.

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