Verba manent: PD tra addii e batoste

Ieri il Senato ha approvato le dimissioni di Carlo Cottarelli, eletto col PD nelle elezioni di settembre ma lontano dalle idee della neo segretaria del Nazareno. Che in questi giorni è alle prese con un post elezioni davvero difficile. 

L’unica vittoria del centrosinistra ha avuto luogo a Vicenza, con il candidato Giacomo Possamai, che pare aver detto a Elly Schlein di non venire sul territorio durante la campagna elettorale. Segno che la nuova guida democratica, oltranzista verso temi ideologici, talvolta giusti, ma esasperati nelle proposte, sta fallendo e qualcuno in seno al partito già ribolle. Chissà cosa pensa Dario Franceschini, decano del partito, che aveva supportato Schlein e sulla quale aveva scommesso; chissà se ora starà già pensando a un dopo Elly, accortosi che Giuseppe Conte non è per nulla vinto e il Movimento, chiaramente posizionato su asse anti occidentale, raccoglie consensi anche laddove il PD aveva provato a recuperare. Anche perché, se le indiscrezioni sussurrate nei corridoi dei palazzi sono verosimili, l’uomo più vicino a Schlein, ovvero Boccia, è in realtà interlocutore del Movimento. 

“Il PD è lontano delle idee liberal-democratiche in cui credo”, affermava Carlo Cottarelli, la cui mancanza in Senato si farà sentire. Non tanto per quello che ha già fatto (il tempo è stato davvero breve), ma per l’apporto che avrebbe potuto dare a un Parlamento spesso sciatto e poco professionale quando si tratta di fare riforme o sviluppare dossier utili al Paese. 

Dal momento che gli sviluppi in politica estera non sembrano dare tregua ai partiti deputati a scegliere per il futuro dell’Italia e, per certi versi, del pianeta, ora il PD deve chiarire la propria posizione soprattutto ai suoi. La guerra in Ucraina continua, mentre le posizioni di Schlein sono cambiate: da un intransigente pacifismo è passata a un magro supporto alla causa occidentale, tuttavia i suoi elettori non la pensano così. Il focolaio di proteste che si è acceso in Serbia, se non si esaurirà a breve, porterà i partiti a delle scelte da discutere in Parlamento, così come la rielezione di Erdogan, che punta all’UE, la quale, peraltro, sarà protagonista di elezioni fondamentali a breve. 

Tanti punti di domanda nell’agenda del PD. Qualcuno, a oggi, avrebbe dovuto già trovare risposta. La lista, invece, rischia solo di allungarsi. 

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