Guerra a Gaza: emergenza alimentare. Stasera al voto la risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu per il cessate il fuoco ed il rispetto del diritto internazionale umanitario

Gaza Humanitarian Foundation ha annunciato che i siti per la distribuzione del cibo oggi sono chiusi. Mentre non si fermano i bombardamenti, al voto stasera la risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu. Previsto il veto americano

Ad oggi è Gaza la superficie più affamata del pianeta. Non l’Africa sud sahariana quindi, non il Bangladesh, ma Gaza. Dove si continua a morire, non solo sotto le bombe, ma per fame. E’ notizia di poche ore fa che oggi, mercoledì 4 giugno, le vie attive per la distribuzione degli aiuti umanitari sono chiuse ed Israele le ha dichiarate “zone di combattimento”, invitando la popolazione ad evitarle, bloccando così, di fatto, di nuovo, la distribuzione di cibo. Questo mentre solo pochi giorni fa il presidente Netanyahu, durante una conferenza stampa diffusa dall’ufficio del governo israeliano, aveva negato che i palestinesi stiano morendo di fame.

È la menzogna del momento” aveva affermato, smentendo inoltre il fatto che Israele stia portando avanti una politica di blocco degli aiuti, considerando che tutti i corridoi di accesso a quel che resta della Striscia sono chiusi e controllati dall’IDF. Tel Aviv ha assicurato il rifornimento con 157 camion di approvvigionamenti alimentari, che avrebbero raggiunto le sedi della società privata americana Ghf che si occupa ora della gestione e distribuzione alimentare alla popolazione dopo che, per ordine del governo israeliano, l’Agenzia delle Nazioni Unite ha dovuto ritirarsi dalla Striscia. Ma l’agenzia ha sospeso il lavoro, dichiarando la mancanza di condizioni di sicurezza, con forte denuncia da parte di tutte le restanti Ong sul territorio che continuano a contestare il fermo dei camion da settimane al valico di Kerem Shalom. Secondo il Time of Israel, un portavoce della Ghf ha affermato che questo giorno di fermo in più darà tempo all’Idf di preparare dei percorsi di accesso più sicuri ai siti di distribuzione prima della ripresa delle operazioni giovedì, considerando i precedenti incidenti verificatisi nei giorni scorsi con numerose vittime tra i palestinesi nei pressi dei siti.

La linea dura di Netanyahu mira alla delegittimazione totale di Hamas e al ripristino del controllo israeliano, diretto o indiretto, su Gaza, anche a scapito della popolazione che ormai è ridotta allo stremo. Il gruppo armato palestinese Forze popolari, ha richiesto alla popolazione di tornare a Rafah, nonostante il pesante bombardamento dei giorni scorsi, per facilitare la distribuzione di cibo e medicine ma l’esercito israeliano ha piuttosto intimato l’evacuazione totale per procedere all’annessione della città. Tutto questo mentre Hamas accusa il fronte opposto di saccheggio e sono proseguiti nella notte i bombardamenti anche in territorio siriano, che accusa Tel Aviv di destabilizzare il paese.

Sono 54.600 le vittime dall’inizio della guerra e 94 persone sono state uccise solo nelle ultime 24 ore a seguito dei bombardamenti notturni a Gaza che hanno colpito una scuola in cui erano rifugiati uomini donne e bambini. Uno dei raid più cruenti avvenuti finora, dichiara il Ministro della sanità palestinese. Ma anche Gaza nord è stata bombardata questa mattina, con almeno 30 vittime. Oggi, alle 22 ora italiana, è atteso il voto del Consiglio di Sicurezza dell’Onu per la risoluzione sul cessate il fuoco e l’accesso umanitario, al quale si attende già il veto degli Stati Uniti, il primo del secondo mandato di Donald Trump. La prevista riunione è stata decisa a seguito del pesante bombardamento avvenuto a Rafah il 26 maggio scorso provocato dal lancio di alcuni missili da parte di Hamas verso Tel Aviv che ha procurato la risposta da parte dell’IDF e causato un vasto incendio nel campo profughi Tal as-Sultan, nel nord-ovest di Rafah, nella parte meridionale della Striscia, con l’uccisione di 45 vittime civili arabo-palestinesi, tra cui bambini, e più di 200 feriti.

Giunta dunque ad una fase particolarmente cruenta, la guerra a Gaza non rappresenta più solo una rottura dell’ordine politico regionale ma è ormai definibile come un’emergenza umanitaria, con il coinvolgimento di attori regionali e globali. La linea intransigente del governo israeliano sta generando una crescente pressione internazionale su cui il Consiglio di Sicurezza dell’ONU si pronuncerà stasera. Richiesta dapprima dall’Algeria, la riunione straordinaria prevede una bozza di risoluzione, presentata dall’ambasciatore algerino all’ONU Amar Bendjama, con punti dedicati alla richiesta immediata di cessate il fuoco nella Striscia, il rilascio degli ostaggi israeliani nelle mani di Hamas, il fermo per Israele dell’offensiva militare su Rafah. Il testo della bozza di risoluzione, come anticipato da Associated Press, definisce “la situazione nella Striscia di Gaza catastrofica, costituendo una minaccia alla pace e alla sicurezza regionale e internazionale”, a marcare il forte rischio di carestia che si sta sviluppando in tutta la Striscia.

Fortemente orientata a riaprire una parte dei valichi per gli approvvigionamenti alimentari e sanitari, condannando con forza l’uccisione indiscriminata di civili, comprese donne e bambini, chiedendo il rispetto del diritto internazionale umanitario, la risoluzione esige il ripristino di tutti i servizi umanitari essenziali in conformità con questi principi e le risoluzioni del Consiglio di sicurezza. Secondo l’agenzia Wafa, l’ambasciatore Riyad Mansour, osservatore permanente della Palestina presso le Nazioni Unite, ha sottolineato che “il Consiglio di sicurezza ha la responsabilità di fermare l’aggressione israeliana contro Gaza, denunciare coloro che commettono crimini contro i palestinesi e chiamarli a risponderne”.

Per l’ambasciatore “Israele non ha l’autorità di determinare il futuro dei popoli del Medio Oriente, in particolare dei palestinesi, che decideranno il proprio futuro con il sostegno della stragrande maggioranza delle nazioni”.

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