Erika Venanzetti: curare l’arte e sé stessi

A Roma, dal 6 maggio al 20 maggio, Roma Smistamento ospita Le ore, mostra organizzata in collaborazione con TWM Factory. Una mostra che offre una sperimentazione e una riflessione sulle variazioni e gli effetti temporali attraverso delle video installazioni.

A curare la suddetta mostra v’è Erika Venanzetti.

Nata a Roma nel 1996, Erika è una curatrice d’arte contemporanea indipendente, progettista culturale e content creator per Citylab971. Consegue la laurea in Studi Storico-Artistici all’Università degli Studi di Torino e a La Sapienza di Roma; successivamente acquisisce il Master of Art presso la Luiss Business School nel 2020 e inaugura la sua prima mostra come curatrice per il progetto EraBianca nell’ottobre dello stesso anno. Insieme al collettivo curatoriale MoaX ha curato la mostra REFOLDED, Percorsi meta-artistici nel dicembre 2020. 

Da allora Erika è coinvolta in numerosi progetti come curatrice indipendente. Attualmente lavora presso SPAZIOMENSA come Ufficio Stampa. Nel gennaio 2021 fonda Off Topic, un collettivo curatoriale insieme alla curatrice Alessandra Iezzi, incentrando le proprie ricerche sul rapporto tra l’arte e il contesto che le ospita. 

Come possiamo notare, Erika è uno degli esempi che meno si addicono alla stereotipata immagine del giovane italiano che lo vuole o sui libri sino al dottorato o al lavoro subito dopo il liceo. Erika Venanzetti, ha cercato di coadiuvare i due ambiti, dimenticandosi degli stereotipi e creando un curriculum di tutta eccellenza.

Oltre al curriculum strettamente universitario sono di una certa rilevanza anche i corsi che ho frequentato alla Sotheby’s Institute of Art legati alla Curatela e quelli correlati all’allestimento delle mostre presso Palazzo Spinelli. Ciò su cui mi sono specializzata da un punto di vista teorico ha avuto poi i suoi risvolti dal punto di vista pratico. Ho cercato di dare il massimo già quando nel 2017 allestii una mostra alla Biennale d’arte di Venezia curata da Luca lo Pinto. È in quell’occasione che ho capito che avrei voluto fare questo nella mia vita; specie perché nonostante la felicità ebbi la prima esperienza con un lavoro che non termina mai e per cui devi continuamente reinventarti come tuttofare. 

Quando si tratta di materie umanistiche, di solito parliamo di materie viste come inutili per il mondo del lavoro, che vanno bene solo se hai già in mente una carriera già predefinita. Per quanto riguarda percorsi non lineari, che coinvolgono più aspetti, come ci si fa ad indirizzare secondo te? 

Io penso che il pratico sia meno poetico di quello che si vede dall’esterno; ci vuole tanta umiltà e anche tanta forza di volontà. Bisogna fare la famosa “gavetta”. All’inizio capitano anche situazioni in cui non la si vuole nemmeno fare una certa cosa: come il muratore e l’elettricista, ma alla fine ho scoperto che, attraverso l’umiltà, ogni cosa collabora perché tu possa raggiungere il tuo obiettivo. Questi sono ambiti che ti portano a fronteggiare tanti aspetti diversi, anche cose che non c’entrano direttamente. Il curatore non è semplicemente un teorico o una persona che scrive e sta sulla sua “sediolina” a farlo, bensì si occupa di tanti aspetti. 

Uno dei settori che ha risentito maggiormente della pandemia da Covid-19 è stato proprio quello dell’arte; in particolar modo quello delle mostre e dei relativi curatori. Nonostante ciò, in questi mesi hai dato vita al tuo estro e sono nate le idee che ora stai dando alla luce. 

Credo che il Covid abbia risvegliato la volontà di mettersi in gioco; forse per il fatto che siamo rimasti chiusi nelle nostre bolle di vetro per così tanto tempo. E’ stato stimolante, per certi versi. C’è stata l’esigenza di scoprire altro, siamo diventati più curiosi. In più, durante la pandemia, è nata la mia collaborazione con i ragazzi di SpazioMensa: sono cinque pittori, molto differenti tra loro, c’è chi è più astratto e chi è più figurativo, ma con loro lavorano anche due teorici. Loro hanno creato questo Artist Run Space, dove i pittori hanno trovato dei punti di contatto. Hanno una bella sinergia, si sono messi in gioco e secondo me, quello che fanno è molto interessante. Sembra sempre uno spazio differente, a ogni mostra. La bellezza è che ogni volta riescono a riplasmarlo. Sono decisamente molto bravi. Per loro mi occupo dell’ufficio stampa e della comunicazione che, sicuramente, rientra fra i compiti forse più significativi, anche perché la comunicazione al giorno d’oggi è vitale.  

Oltre a SpazioMensa, parliamo della mostra: il comunicato stampa dice che si tratta di una mostra che offre una riflessione sulla variazione e sugli effetti temporali attraverso delle video installazioni. Questa mostra possiamo definirla un atto di sinergia tra Erika che l’ha creata e Fabio Martinelli che l’ha realizzata. 

Fabio lavora principalmente con video installazioni e foto. Lui nella sua ricerca tenta di donare consistenza e dare un’immagine visiva al tempo e quindi, all’invisibilità per eccellenza. Nella mostra lo fa attraverso una video-installazione che proietta una composizione nella sua totalità, una totalità che poi viene frammentata in diversi dispositivi elettronici, i quali, sono una sorta di emblema; quello che volevamo creare è uno spazio molto intimo che permettesse anche al fruitore di riflettere. L’abbiamo posizionato al centro, per fare in modo che lo spettatore vi rimanesse per tutto il tempo desiderato. La cosa interessante è che fermandoti and osservare questa video installazione, sembra effettivamente che si tratti di video statici, che non accada nulla. Ma se uno si distrae anche solo per cinque minuti e torna nello spazio, vedrà che è completamente cambiato, che il tempo ha fatto il suo corso. In più lui utilizza un fiore in un vaso di vetro come un metro di misura attraverso la quale scorgere gli effetti dettati dal tempo. Un’idea nata durante la quarantena poiché lì, Fabio ha capito che il tempo è contraddittorio, che a tratti sembra essere congelato e poi a un tratto scorre veloce, è dinamico. Lui fa questa riflessione soprattutto sugli oggetti di uso quotidiano, che sono un po’ la natura morta della nostra casa, un paesaggio della nostra quotidianità che, attraverso la nostra percezione, è cambiato; in particolar modo durante la quarantena. Diciamo che gli oggetti hanno una funzione salvifica, ci danno conforto; siamo tutti in grado di affezionarci agli oggetti. 

Erika Venanzetti, è il 2021 e nonostante le difficoltà quest’anno è iniziato piuttosto bene con la mostra; cos’altro sta per nascere?  

In questo momento è in itinere un progetto con Alessandra Iezzi. Abbiamo fondato un duo curatoriale che si chiama Off Topic, appunto “Fuori tema”,  il quale prevede l’utilizzo di spazi non convenzionali. Desideriamo fare delle mostre in spazi non istituzionali, differenti, perché secondo noi sono più stimolanti.

Nel ringraziare la Dottoressa Venanzetti per il tempo che ci ha dedicato, invitiamo i gentilissimi lettori ad andare a visionare la mostra, situata in via di Villa Spada 343, e che sarà attiva sino al 20 di Maggio. Ricordiamo inoltre che è obbligatoria la prenotazione e che per qualsiasi info, si prega di inviare una mail a info@romasmistamento.it

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