Georgia, proteste per la libertà

In Georgia si sono verificate negli ultimi giorni animate manifestazioni contro una legge sugli “agenti stranieri”, considerata pro Putin dall’opposizione, perché prevedeva l’introduzione di un registro delle organizzazioni considerate come “agenti di influenza straniera”. Essa è stata paragonata da molti ad una legge analoga in vigore in Russia dal 2012 e consentirebbe alle autorità di accedere alle informazioni personali dei membri delle organizzazioni interessate e dei terzi coinvolti nelle operazioni.

La legge è sostenuta dal Partito di maggioranza “Sogno Georgiano”, con a capo il premier Irakli Garibashvili”, ed interpretata come una manovra contro le opposizioni in un contesto politico molto vicino al regime autoritario di Mosca, tant’è che l’epiteto “legge russa” non è mancato.

Un atteggiamento ambiguo da parte del governo in carica che, in realtà, cerca di mantenere rapporti costruttivi con Mosca ma aspira ad entrare in Ue e nella NATO. Questo non basta, secondo l’informazione occidentale che torna ad agitare le acque richiamando alla memoria dei tanti le rivolte di Maidan verificatesi in Ucraina nel 2014, con conseguente cambio di governo e la destituzione dell’allora presidente Viktor Yanukovich in nome della democrazia filoeuropeista. Su tutti i social, infatti, sta diventando virale il video di una donna che sventola la bandiera europea mentre viene colpita dagli idranti della polizia.

Analizzando attentamente gli ultimi avvenimenti legati alla guerra Ucraina e alle decisioni pericolose e ancora non prese di Putin, le manifestazioni georgiane possono essere considerate il corrispettivo inverso di quanto accaduto in Moldavia, dove la folla si è riversata davanti al palazzo di governo per protestare contro l’amministrazione filo-europea e sostenere l’appoggio di Mosca. C’è un’unica è sostanziale differenza tra le due proteste: mentre quelle moldave si dicevano essere “cattive” e sostenute direttamente dal Cremlino, quelle filo-europee di Tbilisi sono incoraggiate e sostenute da tutto il mondo europeo e americano. Si tratta di due esempi di valutazione di come il mondo intero veda le manifestazioni buone tendere sempre per l’Occidente.

Alcuni numeri

Secondo il Ministero dell’interno, nelle proteste georgiane sarebbero rimasti feriti 66 manifestanti a causa delle risposte della polizia locale con gas lacrimogeni e idranti al lancio delle bottiglie incendiarie e pietre contro il Parlamento, quasi preso d’assalto. Tra i feriti, ci sarebbero anche agenti di polizia. Azioni che sono state condannate dal leader del partito di opposizione Strategia Aghmashenebeli, Giorgi Vashadze, ed invitate ad essere portate avanti fino alla revoca definitiva della normativa dal partito Movimento Unito Nazionale rappresentato da Levan Khabeishvili. E così è stato!

Sul sito georgiano Rustavi 2 si legge così:

In quanto responsabili nei confronti di ogni membro della società, abbiamo deciso di ritirare incondizionatamente il disegno di legge che abbiamo sostenuto senza alcuna riserva.

Le è stata affibbiata un’etichetta falsa di “legge russa” e la sua approvazione in prima lettura è stata vista da parte dell’opinione pubblica come un allontanamento dal corso europeo. Inoltre, alcune forze radicali sono state in grado di coinvolgere parte dei giovani in attività illegali.

Quando si attenuerà l’emotività, faremo capire alla popolazione a cosa serviva.

La reazione di Mosca

La reazione di Mosca a tutte le proteste georgiane è stata fin troppo silenziosa, forse perché impegnata sul fronte e a conquistare definitivamente le città da essa totalmente distrutte. Il Cremlino, però, ci ha tenuto a precisare di essere del tutto estranei alla legge e alle sue conseguenze di questi ultimi giorni. Con venatura polemica, invece, ribatte la portavoce del ministro degli Esteri Maria Zakharova: <<Ora è chiaro perché gli Stati Uniti non sono ancora nell’Unione Europea, da loro questa legge é in vigore dal 1938>>. Una provocazione alquanto forte da parte della Russia che, però, gli USA non hanno accolto con grande classe. Anzi, ha avuto effetto contrario: i georgiani hanno chiesto di rinnovare le riforme a sostegno dell’UE in modo inclusivo e costruttivo, e di raggiungere lo status di candidato.

Proteste georgiane vs proteste moldave

Ancora una volta, è impensabile non poter confrontare le due proteste avvenute in Moldavia e in Georgia, proprio perché i comuni denominatori sono reciproci. Le proteste georgiane hanno bloccato quasi immediatamente la proposta di legge anche grazie all’appoggio europeo. Invece, quelle moldave e la richiesta di dimissioni del governo restano inascoltate da mesi sia dall’amministrazione stessa moldava sia dalle istituzioni occidentali, accusate di essere influenzate direttamente dal Cremlino.

Cosa dovremmo aspettarci ancora in quella parte di mondo?

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