Guerra in Ucraina, scenari e posizione dell’Italia con l’on. Maria Tripodi (FI)

L’invasione dell’Ucraina da parte di Putin ha messo in crisi l’Europa. È tornata la guerra ai confini europei e l’assetto internazionale deve rispondere all’avanzata russa con fermezza. Maria Tripodi, deputata e capogruppo FI in Commissione difesa, offre il suo punto di vista e afferma che il Parlamento ha dato pieno mandato a Draghi “per agire a ogni livello per una soluzione rapida della crisi”.

Onorevole Tripodi, la guerra ai confini europei non solo mette alla prova l’assetto occidentale, ma anche il sistema dei partiti nazionali. Ora serve unità d’intenti col governo, senza giochi politici, non trova?

Concordo pienamente. Quando siamo davanti ad uno scenario di guerra, come quello attuale, non ci possono essere divisioni riconducibili a bandiere o ideologie partitiche. È per questo che trasversalmente in parlamento si è dato al Presidente Draghi il pieno mandato per agire ad ogni livello per una risoluzione rapida della crisi. Debbo aggiungere che Forza Italia, anche in questo caso, è la capofila della responsabilità, mettendo con il Presidente Berlusconi a disposizione del Governo le proprie relazioni internazionali.

L’invasione di Putin ha schiarito le idee a molti politici italiani. Alcuni leader, in passato, avevano magnificato il presidente russo. Silvio Berlusconi in questo quadro si configura in maniera un po’ diversa: Pratica di Mare fu un esempio di fatti, non solo parole. Oggi sarebbe replicabile?

Pratica Di Mare è stato il punto più alto della diplomazia degli ultimi 30 anni. Dopo gli accordi Start di Ginevra sul disarmo, firmati da Bush Senior e Gorbacev nel lontano 1991. Il Presidente Berlusconi suggellò la fine della guerra fredda, invitando la Federazione Russa ad entrare a far parte dell’Alleanza Atlantica. E ciò fu possibile grazie alla postura dell’Italia legata a doppio filo all’Atlantismo e all’infaticabile spirito negoziale dell’allora Premier, ma anche alla volontà di Stati Uniti e Russia di aprire ad uno stabile futuro di pace. Tuttavia il progressivo deteriorarsi degli equilibri geopolitici, leadership deboli e il crescente isolamento della Federazione Russa nei consessi internazionali con la crescita della sua sfera d’influenza a Oriente, oggi non consentono di tornare a quello spirito. In Ucraina siamo di fronte alla violazione della sovranità nazionale, una macchia indelebile.

Il mondo va verso un sistema tripolare, si sgretola il bipolarismo che si era costituito dopo la guerra mondiale. Russia, Cina e Stati Uniti. Come rappresentante delle istituzioni, non teme il sodalizio tra i primi due a scapito del terzo?

È un rischio, ma l’Occidente e tutto il mondo libero hanno il dovere di scongiurarlo. Nato, Stati Uniti e Unione Europea devono agire sinergicamente e in ogni sede per evitarlo, senza tentennamenti. Va rivalutato a mio avviso il ruolo dell’India, tassello essenziale in un quadro geopolitico ampio, grande potenza in the making, che guarda con attenzione e diffidenza la Cina. Avendo perso due guerre, cerca un’intesa con gli Usa, purché questa non la condizioni troppo, rivisita i suoi vicini in chiave di rinnovata proiezione di potenza, ma riserva all’Europa uno spazio residuale.

L’Italia aderisce con convinzione alla condanna dell’escalation e delle violazioni del diritto internazionale, pertanto partecipa alle ingenti sanzioni che saranno inflitte alla Russia. La comunità internazionale, secondo lei, ritiene le sanzioni un’ultima spiaggia, o non si esclude finanche un intervento militare?

Le attuali sanzioni, oltre che ingenti, sono durissime e in questo momento credo siano lo strumento più efficace. Non dimentichiamo che la Federazione Russa è sì una potenza militare, ma ha un pil pari a quello della Bulgaria. Dunque non è in una florida situazione economica. L’opzione militare anche secondo autorevoli esponenti della difesa non sarebbe auspicabile. Si rischierebbe un’escalation di conseguenze inimmaginabili. Diverso è incrementare il contingente di stanza nei Paesi del fianco sud dell’alleanza.

Sarà inevitabile una crisi dovuta all’emigrazione di cittadini ucraini in fuga dal Paese. È opportuno già pensare a un piano di emergenza europeo?

Sì, reputo debba essere messo in agenda nel prossimo consiglio europeo. E reputo anche che i profughi ucraini debbano essere accolti con lo status di rifugiati politici. In questo momento parliamo di quasi 100.000 persone, ma la durata del conflitto può farne diventare milioni. L’Unione europea e gli Stati che ne fanno parte non possono girarsi dall’altra parte.

Mi riveli una curiosità: è contenta che attualmente alla guida del governo ci sia Mario Draghi e al Quirinale Sergio Mattarella?

Sono sicura certezza per il Paese, grazie all’autorevolezza e al prestigio di cui godono, più che essenziale nel momento storico più duro dalla fine della II guerra mondiale.

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