Il pensiero della settimana: empatia

In questo periodo storico sempre più caratterizzato dalla corsa all’avere, all’ottenere e all’apparire, riuscire ad indossare i panni dell’altro, del prossimo, del tuo amico è sempre più complicato.

Ci soffermiamo sui nostri problemi, sui nostri desideri e sulle nostre insicurezze chiedendo agli altri di capire, e di non ferirci.

Diamo per scontato che chi abbiamo di fronte debba comprenderci senza pensare che anche lui potrebbe avere bisogno della stessa cosa.

Ci lamentiamo del nostro lavoro, vorremmo avere più tempo a disposizione da dedicare alle nostre passioni, siamo nervosi in presenza degli amici perché quella relazione a cui tenevi non è andata a buon fine, non ci sforziamo di ascoltare, vorremmo solo essere ascoltati.

Se solo riuscissimo a vedere le cose da un altra prospettiva, più distaccata, sopraelevata rispetto a quella solita, forse capiremo che non abbiamo dei veri problemi o che, almeno, sono più comuni di quanto ci sembra, non avremmo tutte queste insoddisfazioni, non ci soffermeremo solo sul profilo Instagram di qualche star famosa, analizzando, invece, i problemi che quotidianamente riscontra il nostro vicino.

Sarebbe più facile capire, ad esempio, che anche il tuo collega ha interrotto una relazione duratura con la sua compagna e sta vivendo un periodo di stress e, forse, ti arrabbieresti meno con lui per un errore banale che ti ha fatto perdere cinque minuti del tuo tempo.

In un momento storico così delicato per i sentimenti più puri, non dobbiamo perdere la forza e il coraggio di osservare ed essere empatici con gli altri. Non è vero che ognuno pensa solo a sé, è vero invece che ognuno soffre come te.

Siamo più simili di quanto pensiamo e solo riscoprendo il concetto di pietas potremmo salvare un po’ di umanità in una società che la sta perdendo giorno dopo giorno, sgretolandosi sempre di più.

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