Il teatro della politica

Se questa è la politica come può sorprenderci la crescita dell’astensionismo e la sempre maggiore sfiducia nelle istituzioni?

Senza alcun dubbio, le ultime settimane hanno regalato agli italiani uno scenario indegno, fatto di interessi elettorali, calcoli personali e totale distacco da quelle che sono le necessità e i bisogni del Paese.

Qualcuno potrebbe dirmi: niente di nuovo sotto al sole. In fin dei conti siamo abituati ad atteggiamenti di questo tipo, rassegnati al fatto che la qualità di chi occupa gli scarni in Parlamento sia sempre più bassa e che i governi siano lo specchio di una classe politica inadatta a rappresentarci nelle istituzioni.

Ce lo ripetiamo, ci arrabbiamo e, a volte, smettiamo anche di recarci alle urne. Quante volte abbiamo votato “qualcun altro” convinti che potesse essere diverso, forse migliore rispetto a chi c’era stato fino a quel momento. Speranza vana. Di tempo ne è troppo e, negli ultimi quattordici anni, l’Italia ha visto la nascita di altrettanti governi.

Uno dietro l’altro sono falliti, naufragando in mezzo al mare dell’opportunismo e dei rancori personali. Il proprio interesse sempre davanti a quello della nazione. Ancora una volta è andata così, oltretutto in uno dei momenti più complessi per l’intero pianeta dalla fine della Seconda guerra mondiale.

Eppure sembrava diverso. Si era chiamato Mario Draghi, lo si era fatto passare per il nostro salvatore; l’italiano migliore nel mondo, cacciato però nel momento in cui non più funzionale alle logiche dei partiti.

Perché le responsabilità di questa disfatta tutta italiana portano la firma di alcuni movimenti che, per mero posizionamento, hanno portato prima alle dimissioni del Premier e poi, evento rarissimo nella storia della Repubblica, allo scioglimento anticipato delle Camere.

Un atto ormai necessario da parte del presidente Mattarella che almeno, nella prossima legislatura, avrà un Parlamento meno corposo con cui combattere ma più succube dei segretari di partito e meno rappresentativo di idee e territori. Ma questa è un’altra storia, che racconteremo tra poche settimane, quando la tanto agognata campagna elettorale tornerà a riempire la nostra quotidianità.

L’auspicio, questa volta, è che i tanti che da troppo tempo non si recano alle urne, possano farlo scegliendo quei movimenti e partiti, anche molto piccoli, che non hanno recitato nel teatro degli orrori delle istituzioni italiane.

C’è bisogno di un segnale, ne abbiamo tutti bisogno, adesso.

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