Inchiostro e caffè: la collana “Filigrana” di “Minimum Fax”

Non è semplice leggere un epistolario. Le raccolte di lettere tendono a diventare libri da comodino o repertori per citazioni Instagram, quando non giungono a ispirare qualche malcapitato e travisato bacio Perugina. Inoltre, quando un personaggio famoso scrive alle persone della sua vita, svela ai nostri occhi tutta la sua umanità, anche quella che non ci serve. Per leggere un epistolario, serve una chiave di lettura.

Una chiave di lettura è quel che offre la collana Filigrana di Minimum Fax: i volumi non sono epistolari completi, ma attente selezioni messe a punto da esperti per ogni autore. Menzione d’onore per il volume su Virginia Woolf, che ci interroga su come si diventi scrittori, su cosa sia l’arte, sul concetto di genio e sulle tecniche di scrittura.

Domande non banali: Federico Sabatini ha selezionato gli stralci della corrispondenza di Virginia che maggiormente ci permettono di avvicinarci alla sua scrittura come processo creativo. La scrittrice che voleva Spegnere le luci e guardare il mondo, di tanto in tanto (questo il titolo del volume) è nota per la sua franchezza, ma la verità contenuta nelle sue lettere è talmente sincera che, in fondo, stupisce.

Nessun falso orgoglio e nessuna vanità (che pure confessa) impediscono a Virginia di osservare con lucidità il suo rapporto con la scrittura, che è dissacrante, amore e odio, un intrico complesso.

Si lamenta di riuscire a scrivere non più di cento parole al giorno; risponde alle critiche per Gita al faro e confessa che Le Onde è stato un libro lunghissimo. Sospira di piacere, di sollievo e di stanchezza al termine della revisione di un manoscritto; inoltre, poiché la scrittura è una padrona esigente, sente la mancanza delle uscite e di quel tipo di vita mondana che tanto si adatta a un personaggio intraprendente come lei. Pure, sente che allo scrittore servono metodo, solitudine, routine, frustrazione.

Non disdegna Joyce, tra l’altro, ma l’Ulisse non lo può soffrire. E del gruppo di Bloomsbury, invenzione di sedicenti giornalisti, non vuol sentir parlare.

Pensate a questo volumetto la prossima volta che, in una libreria, leggerete di un genio che ha prodotto il nuovo best seller della narrativa: di carta stampata (anche molto buona, naturalmente) ne gira tanta, ma i geni non ne esistono. La scrittura è maieutica, faticosa, piena di insuccessi e di contraccolpi: solo questi ostacoli la rendono viva. Se non credete a me, chiedetelo a Virginia!

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