La crisi di governo italiana vista dalla Russia. Medvedev schernisce Draghi

“Chi sarà il prossimo?”, così chiosa l’ex presidente russo e attuale vice presidente del Consiglio di Sicurezza di Mosca Dmitri Medvedev sul canale Telegram alla notizia delle dimissioni del Premier italiano Mario Draghi. Così Medvedev esprime la sua soddisfazione per la situazione politica italiana e per quella britannica con l’uscita di Boris Johnson.

Il russo non è nuovo a queste ironie politiche, poiché si era già scatenato sempre sul suo canale Telegram sulle dimissioni del premier inglese avvenute il 7 luglio 2022. Aveva osato scrivere esattamente queste parole:

I migliori amici dell’Ucraina se ne vanno. La Vittoria è in pericolo! Il primo è andato…

Che Medvedev non veda di buon occhio i leader occidentali, certo non è un tabù. Da quando è iniziata la guerra in Ucraina, gli Occidentali non hanno mai nascosto la loro vicinanza alla nazione aggredita, anche se alcuni hanno avuto e hanno tutt’ora qualche rimorso per la questione del gas. Ancora più evidente è il fastidio per la vicinanza britannica in termini di aiuti, militari e umanitari. Agli inglesi, aggiunge i tedeschi, i francesi e gli italiani. Ricordiamo tutti l’attacco verbale fatto durante la visita a Kiev congiunta di Mario Draghi, Emmanuel Macron e Olaf Scholz, ma stavolta chiosando con un tweet:

Agli europei, grandi mangiatori di rane (i francesi, ndr), salsicce (i tedeschi, ndr) e spaghetti (gli italiani, ndr), piace visitare Kiev. Inutilmente. Hanno promesso l’adesione dell’Ucraina all’Ue e obici datati, si ubriacano di horilka (vodka ucraina, ndr), tornano a casa in treno, come cento anni fa

I russi hanno sempre precisato ai loro maggiori compratori e investitori di non immischiarsi in faccende nazionaliste. Per noi è abbastanza chiaro che la Russia – come ci insegnano i libri di storia – è nata da Rus’ di Kiev, eppure oggi la storia viene riscritta e riproposta in maniera del tutto distorsiva. Come afferma la giornalista de La Stampa, Il Foglio e Linkiesta Anna Zafesova (@zafesova), nei primi anni dell’era putiniana i docenti potevano scegliere i manuali scolastici. Ora si è ritornati al manuale unico di storia, da subito imposto nei territori occupati ucraini, in cui è stata variata la storia tradizionale della Russia. O forse si vuole solo nascondere, per non risultare un popolo secondario …

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