L’infelice crescita economica europea

In partnership con Pillole di Politica

Il Fondo Monetario Internazionale, ad inizio 2022, ha deciso di tagliare le stime di crescita dell’economia mondiale ed europea per 2022 e 2023. A pesare sono certamente state l’insicurezza, ancora purtroppo attuale, sul COVID-19, la crisi dell’energia e le tensioni geopolitiche degli ultimi mesi. Nello specifico, nel mondo si stima quanto segue:

Concentrandoci in Europa, le previsioni di crescita sono pari a +3,9% nel 2022 e a +2,5% nel 2023; anche in questo caso quindi la stima di crescita decresce negli anni a seguire. Ci chiediamo, dunque, cosa stiano proponendo e attuando le istituzioni europee per contrastare questi risultati.

Uno dei principali spettri che caratterizza oggi l’UE è sicuramente legato all’elevata inflazione esplosa a partire dalla seconda metà del 2021 in risposta alla ripresa delle attività economiche e al rilancio dell’economia, soprattutto dopo tanti mesi di lockdown caratterizzati dal congelamento dei risparmi. Ma se da un lato la Federal Reserve decide di incrementare gradualmente i tassi di interesse allo scopo di contenere lo tsunami inflattivo, la BCE si trova davanti ulteriori problemi da gestire: in primis il conflitto russo-ucraino, che potrebbe portare, secondo quanto affermato da Christine Lagarde, a “nuovi trend inflazionistici che potrebbero richiedere un po’ di tempo per manifestarsi”. “Le ultime proiezioni dello staff della BCE – continua il Presidente della Banca Centrale Europea – dopo una prima valutazione sugli impatti causati dalla guerra, vedono l’inflazione al 5,1% quest’anno, con la possibilità, nell’ipotesi più severa, di raggiungere o addirittura superare il 7%”.

Spagna, Germania e Francia hanno tutte evidenziato una crescita notevole dei prezzi al consumo, superiore rispetto a quanto previsto dagli analisti, e ciò incrementa le pressioni sulla BCE, soprattutto in tema di incremento dei tassi di interesse; da marzo 2022 si è infatti registrato un incremento rilevante sui prezzi di energia, materie prime e generi alimentari. La Banca Centrale Europea si trova, di fatto, di fronte ad un bivio: promuovere piani di rilancio, lasciando correre l’inflazione e, dunque, rischiando una maggiore instabilità dell’euro nel prossimo futuro; oppure intervenire sui tassi di interesse, colpendo tuttavia l’economia reale.

La Lagarde assicura che qualsiasi aumento dei tassi – al momento previsto dopo la fine dell’Asset Purchase Programme (APP), un programma di acquisto di titoli pubblici e privati dell’Eurosistema – sarà graduale, ma sottolinea allo stesso tempo come i costi risulteranno sempre più elevati quanto più a lungo durerà il conflitto in Ucraina.

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