L’Italia ai tempi del Coronavirus

«Sono qui per esprimere vicinanza e ringraziamento ai medici dello Spallanzani, e proprio oggi abbiamo la notizia che allo Spallanzani è stato isolato il coronavirus. Una notizia molto importante di rilevanza internazionale». Quasi in contemporanea con l’annuncio di ieri in conferenza stampa del ministro della Salute Roberto Speranza, che sottolinea la rilevanza di una formidabile eccellenza italiana quale l’INMI Lazzaro Spallanzani, si placa – perlomeno parzialmente – la psicosi da coronavirus che ha caratterizzato l’Italia negli ultimi giorni.

Un Paese che ha assistito alla moltiplicazione smisurata di scene piuttosto bizzarre ed episodi tanto indegni quanto incomprensibili, da condannare senza esitazione alcuna: dai titolari di bar in tuta anti-contagio alle offese gratuite nei confronti delle comunità cinesi sparse lungo lo Stivale, passando per la vendita di mascherine (a 10€) nelle stazioni ferroviarie, specialmente in quelle romane.

In un clima di timore e ansia accresciuto in parte dal boom di fake news (no, i negozi/ristoranti cinesi non causano il contagio), in parte da motivazioni di carattere propagandistico (il nesso immigrazione-coronavirus farebbe ridere se non ci fosse da piangere), i social network sono divenuti il fulcro attorno a cui ruota l’intera vicenda. È proprio di queste ore, infatti, l’ideazione dell’hashtag #AbbracciaUnCinese: finora unica risposta a quegli atteggiamenti intrisi d’ignoranza e razzismo che hanno impropriamente affollato le piattaforme online da due settimane ad oggi.

«#Coronavirus: seguiamo le indicazioni delle autorità sanitarie e usiamo cautela, ma nessun terrorismo psicologico e soprattutto basta con i soliti sciacalli che non vedevano l’ora di usare questa scusa per odiare e insultare. Uniti in questa battaglia comune! #AbbracciaUnCinese», questo il messaggio postato su Twitter dal sindaco di Firenze Dario Nardella, al quale si sono unite decine di utenti allegando peraltro fotografie o video, in segno di vicinanza e solidarietà al popolo cinese.

Altri hanno scelto l’ironia, altri ancora la strada dell’odio costante ed insensato, riducendo il tutto a una mera contesa politica e trasformando una questione che resta in ogni caso seria nella più classica chiacchiera da bar-stadio, all’interno della quale conta essenzialmente il dominio sul proprio interlocutore.

In un’Italia dedita al tifo e al folklore emerge, tuttavia, un microcosmo sconosciuto ai più: quello della ricerca. I doverosi elogi delle istituzioni nei confronti dei medici dello Spallanzani, condivisi da tutti o quasi (beh, i no vax staranno certamente preparando una controffensiva), devono necessariamente essere convertiti in progetti concreti. D’altronde, ciò che è avvenuto ieri dimostra ad esempio il peso del cinque per mille: se da un lato le istituzioni sono chiamate ad invertire la rotta investendo sulla ricerca scientifica, dall’altro la società civile deve entrare nell’ottica che la salvaguardia della propria persona passa anche da azioni di questo tipo. Ne va del nostro futuro, indipendentemente dal virus di turno.

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