Ride the Lightning: Code Orange – “Underneath”

La rappresentazione del futuro, di una società dove l’individualismo – estremizzato – confluisce in un rifiuto cronico ad altre forme di vita.

Una realtà caratterizzata da ambienti futuristi, sintomo da un lato, di progresso per l’esperienza umana ma dall’altro fattore dominante che spinge l’individuo al di là del proprio limite.

Il tutto però, è raccontato come se l’ambiente in cui andremo a vivere sarà risucchiato da un vortice di negatività paragonabile all’inferno stesso.

Uno scenario apocalittico dove le responsabilità principali sembrano essere imputate a noi persone fisiche.

La consueta premessa è volta, in questo caso, a calarci nei meandri più reconditi del nuovo disco dei Code Orange, “Underneath”.

La curiosità per questo lavoro era – ed è – significativa; la band originaria di Pittsburgh, dopo aver acquisito uno status elevato nel panorama metal, si trovava nella non semplice situazione di dare continuità ai grandi progressi conseguiti con “Forever” del 2017.

Detto ciò, il primo elemento da analizzare è il modo in cui è stato promosso il disco; dato spesso sottovalutato ma di grande impatto se consideriamo i concept album.

Sotto questo profilo i Code Orange sono stati impeccabili, curando da zero i propri account social e lasciando presagire una sorta di evoluzione.

Proprio il concetto di “evoluzione” fa parte della logica di questo lavoro, infatti nel disco si assiste ad un progresso senza mai snaturare o modificare la natura della band stessa.

La tappa finale dell’avvicinamento all’uscita del disco è stata il rilascio del primo singolo estratto, dall’omonimo titolo dell’album. Brano che, a conferma di quanto anticipato, ho giocato un ruolo decisivo nel presentare la direzione intrapresa dai Code in questo nuovo lavoro.

Nonostante l’utilizzo marcato di effetti elettronici, il singolo sembra ripercorrere le orme di “Bleeding In The Blur” (brano del precedente disco) a livello di nomenclatura, quindi una traccia molto accessibile a prescindere dal complesso arrangiamento su di essa.

Giunti all’uscita di “Underneath”, possiamo subito cogliere un aspetto molto interessante, ovvero l’utilizzo per la prima volta di un intro.

Nei lavori precedenti, infatti, i Code Orange non avevano mai adottato una soluzione del genere, anzi si era soliti partire con la traccia di riferimento dell’album stesso. La stessa intro – dal titolo “deeperthanbefore” – apre al brano “Swallowing the Rabbit Whole” che rappresenta, a livello di impostazione, il passaggio cruciale per inserirsi nella logica del disco. Il pezzo non è facilmente accessibile, la metrica basata su imprevedibili controtempi non permettere un’immediata ricezione nei confronti dell’ascoltatore.

Ma qui, come anticipato, si situa lo snodo fondamentale del disco, oltrepassato ciò si è (ormai) risucchiati all’interno dello scenario descritto dall’album.

Da sottolineare come fra le prerogative di questo lavoro vi sia quella di sfruttare maggiormente la voce di Reba Meyers, soluzione che in passato è stata utilizzata in maniera più mitigata per dare meno riferimenti possibili. E’ facile riscontrare ciò nel brano “Sulfur Surrounding”, singolo che testimonia la versatilità – sempre all’interno dell’ambito di riferimento – dei Code Orange a livello stilistico.

Questo elemento evidenzia come dietro “Underneath” ci sia stato uno studio mirato e profondo, alla ricerca di una struttura in grado di reggere la complessità del concept inteso nella sua interezza.

Da qui è possibile affrontare il lavoro strumentale dietro il disco.

E’ risaputo, i Code Orange suonano senza particolari timori, con un portamento ben riconducibile a quello dei mostri sacri del genere.

Si discorre di un prodotto che si è sviluppato quasi a strati, partendo da una base ormai collaudata alla perfezione dalla band statunitense, per poi passare a livelli notevolmente più complessi rispetto ai dischi precedenti, con un lavoro estremamente interessante nella sezione vocale, dove spicca l’utilizzo di cori e di scream che vanno a contornare il tutto.

In sintesi, siamo di fronte ad un disco molto più concentrato rispetto ai suoi predecessori. Molti sono gli elementi da far convergere e proprio in un’intervista rilasciata al settimanale statunitense Billboard, Jami Morgan (front-man della band) ha dichiarato: “Molte volte quando la musica pesante cerca di diventare più artistica perde molto della sua immediatezza. Tutto deve lavorare insieme. Siamo riusciti a costruirlo come un’unica grande orchestra”.

Questa dichiarazione conferma quanto appena analizzato. Tutte le componenti di “Underneath” richiedevano un perfetto assemblaggio per poter funzionare perfettamente. E’ indubbio che la scelta di un tema, per certi versi, molto astratto non facilita le decisioni da prendere in sede realizzativa, specialmente considerando il modus operandi, appartenente ai Code, notevolmente diverso rispetto ad altri artisti.

La volontà di elevare la propria dimensione, di raccontare una realtà attraverso singoli comportamenti che, se esasperati, portato ad un soffocamento della società e di noi stessi; è questo ciò che vuole raccontare questo lavoro in modo molto irruento, senza particolari incertezze.

Questo è un prodotto sicuro, che sembra esser convinto di ciò che avverrà. Questa fermezza porterà lontano anche i Code Orange pronti a far propria la scena metal mondiale.

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