Ride the Lightning: Lindemann – “F&M”

Nel panorama musicale vi sono numerosi progetti caratterizzati da una grande apertura a livello mentale. Quello della libertà artistica è un concetto che va calibrato, in particolare nel contesto odierno dove una gran fetta dell’industria musicale risulta essere interessata ad una finalità meramente economica.

Esistono anche realtà che non guardano solamente all’aspetto appena menzionato; realtà spinte dall’amore per la musica e devote, se vogliamo, a quel concetto di “attitudine” che sembra ripresentarsi ogni qualvolta il discorso incida su ambiti artistici.

Proprio quest’ultime vengono soffocate da quei progetti figli delle tendenze del momento che, affossando l’intero panorama, non permettono a quei prodotti che potremmo definire “puri” di guadagnare quella profondità che tanto bene farebbe alla società di oggi.

Con questa premessa si vuole presentare l’ultimo lavoro dei Lindemann, dal titolo “F&M” (abbreviazione di “Frau und Mann”) rilasciato il 22 novembre scorso.

Questo è il secondo disco appartenente al duo (dai più definito come un “super gruppo”) costituto da Till Lindemann e Peter Tägtgren nel 2013.

Progetto – in riferimento alla band – che fin dagli albori prospettò delle impostazioni nitide: sperimentazione perenne senza mai snaturare ciò fatto, dai due artisti, nel corso della loro grande carriera.

Il tutto confluisce nella realizzazione dell’album oggetto di questa riflessione.

La genesi di questo prodotto la troviamo nel Teatro Thalia di Amburgo, dove i Lindemann hanno contribuito alla composizione di 6 brani per l’accompagnamento dello spettacolo teatrale, di adattamento in chiave moderna, della fiaba dei fratelli Grimm “Hansel e Gretel”. Delle 6 tracce presenti nello spettacolo ben 5 sono state inserite in “F&M”.

Proprio alla luce di quanto appena riportato, possiamo soffermarci sul disco in sé, sottolineando in primo luogo l’abbandono della lingua inglese (rispetto al precedente album) per tornare all’utilizzo di quella tedesca.

Questo passaggio è molto importante nell’ottica di ricezione del prodotto, soprattutto se a cantare abbiamo una colonna assoluta del genere metal quale Till Lindemann che, insieme ai Rammstein, ha scritto pagine indelebili della scena in questione.

L’album, pur mantenendo un impianto sostanzialmente “industrial”, riesce a raggiungere ambiti, da questo, ben distanti.

Esempio concreto di quanto appena affermato lo si ha in tracce come “Ach so gern”, vera e propria punta di diamante del disco. Brano con influenze latine appartenenti al tango ma ricco di spunti tipici delle correnti europee degli anni ’50.

Quanto detto possiamo riscontrarlo anche in una traccia capace di regalare sensazioni diametralmente opposte, ossia “Knebel”. Canzone cruda ma estremamente avvolgente, caratterizzata da un videoclip addirittura autocensurato.

Con quest’ultimo spunto possiamo collegarci alla produzione, altro fattore determinante per la riuscita del disco.

I Lindemann per “F&M” hanno puntato sensibilmente alla realizzazione di video oculati e di pregevole fattura sotto il lato interpretativo. Ciò non ci sorprende molto a dire il vero; i Rammstein stessi, da  sempre, sono stati al centro di svariate polemiche per i video ufficiali dei loro brani.

Resta il fatto che anche in questo caso, vi sia stata la volontà di spingersi oltre determinati canoni.

Qui possiamo riconnetterci alla premessa fatta in apertura ed evidenziare come si stia discorrendo di un album privo di catene o di particolari “etichette”. Quello dei Lindemann è un lavoro che non si lascia troppo condizionare dal peso specifico dei progetti paralleli dei due membri, nonostante una matrice sicuramente ad essi riconducibile.

Come sottolineato dallo stesso Till Lindemann: “Non abbiamo regole. Possiamo scrivere canzoni leggere o canzoni molto pensanti. E’ tutto legato da emozioni”.

Sulla stessa linea anche Peter Tägtgren, che afferma come i due non avessero una prospettiva limpida sul prodotto finale.

Un disco, “F&M”, che risulta elegante, sfrontato e “sottile” per la grande cura nel proporre temi ostici e pericolosi come la paura, la violenza, l’amore e la fisicità.

Ben vengano opere che presentino scenari non convenzionali, trattati al di là di quei rigidi formalismi divenuti elemento caratterizzante della musica odierna e non solo.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here