Ride the Lightning: Marilyn Manson – “Heaven Upside Down”

So fuck your Bible and your Babel. I made this psalm into my dirty bomb…”.

Esordisce così “Tattooed In Reverse”, brano contenuto nel decimo disco in studio di Marilyn Manson, dal titolo “Heaven Upside Down”, pubblicato il 6 ottobre del 2017.

Il “Reverendo”, nel corso della sua carriera, è riuscito a catalizzare l’attenzione verso di sé grazie al suo essere provocatorio e mai convenzionale. Dopo numerosi lavori caratterizzati da un approccio ruvido ed esuberante, in “Heaven Upside Down” Manson smussa degli angoli che testimoniano un cambio di portamento e di forma nel suo modus operandi.

L’album presenta come punto di riferimento il brano “Saturnalia”, traccia più estesa dell’intero disco e dal grande peso specifico, dove si raggiunge un equilibrio perfetto fra tutte le componenti coinvolte nel lavoro.

Interessante come questa canzone riesca a fungere da spartiacque fra una prima parte dell’album, irruenta e che sembra rimandare a dischi celebri come “Antichrist Superstar” o “The Pale Emperor”, e una seconda parte pungente ma, allo stesso tempo, notevolmente introspettiva.

In apertura si è riportato l’incipit di “Tattooed in Reverse”, traccia che va sicuramente contestualizzata. Nel videoclip ufficiale si vede Manson in sedia a rotelle con dietro Courtney Love nei panni di infermiera, in quella che sembra essere una clinica psichiatrica.

Il testo attualizza pensieri figli di un Marilyn Manson più giovane ma già lungimirante nella visione di determinati contesti. Proprio in un’intervista rilasciata nel 2017 a Rolling Stone, a cura di Emiliano Colasanti,  si ritornò a parlare della sua famosa apparizione agli MTV Video Music Awards del 1997, dove lo stesso Marilyn Manson proclamò “La sconfitta del cristianesimo fascista e della dittatura della bellezza”.

La risposta dell’artista sul tema fu orientata verso un peggioramento della situazione, affermando come “Il fondamentalismo religioso è tornato agli onori delle cronache, anche in America, e l’ascesa di Trump non è nient’altro che il trionfo della cultura del farcela a tutti i costi, non importa come”.

Una risposta che mostra la grande abilità del “Reverendo Manson” nello scrutare una realtà che va osservata non solo per la sua accezione positiva, ma anche – e soprattutto – accettando ciò che di oscuro in essa si  palesa.

Dopo “Saturnalia”, nella seconda parte del disco, è possibile riscontrare tracce più malleabili e accessibili. L’album assume dei tratti molto sensuali, che sembrano sfociare, quasi, nell’erotico con il brano “Blood Honey”, caratterizzato da soluzioni già adottate dall’artista in passato, come nell’album “EAT ME, DRINK ME”.

Si giunge così alla title-track, ma ancor prima di analizzare il pezzo in sé, è necessario fare un passaggio a ritroso; infatti, come dichiarato da Marilyn Manson, il titolo dell’album sarebbe dovuto essere “SAY10”, sfruttando il palese gioco di parole.

Durante la puntata del programma televisivo “Music” su Canale 5 del 6 dicembre 2017, intervistato da Paolo Bonolis, Manson spiegò con gran precisione i motivi della scelta e del successivo dietrofront, riportando come “Sono stato molto impulsivo, proprio come un bambino, e quando stavo per ultimare il disco prima di San Valentino è successo qualcosa che non potevo prevedere, mio padre si è ammalato. Quindi in un certo senso credo che la morte di mio padre mi abbia permesso di scrivere la canzone Heaven Upside Down (,,,). Continuando nella spiegazione si mise in luce come il titolo successivamente scelto sia stato in  grado di riassumere totalmente la logica dell’alb

um stesso.

La title-track in questione si presenta come una sorta di vera e propria hit. Dotata di una grande parte strumentale (per merito dell’eccellente lavoro svolto da Tayler Bates) la stessa “Heaven Upside Down” è un agglomerato di influenze provenienti dagli anni settanta ed ottanta. Tali richiami sono riscontrabili in più zone del lavoro, a testimonianza di come vi sia stato un grande impegno a livello compositivo. Da non sottovalutare anche le innovazioni apportate, come nel brano “KILL4ME”, onnipresenti nei prodotti di Manson e capaci di fornire profondità durante l’ascolto.

Come anticipato, il “Nemico numero 1 d’America” ha sicuramente scelto un profilo di gran lunga più sottile rispetto ai prodotti precedenti, ciò ha contribuito a rendere l’album più interessante sotto il punto di vista dell’inquadramento.

Marilyn Manson ha affrontato questo lavoro con grande maturità, continuando ad insinuarsi in quei contesti da sempre fronteggiati.

In apertura si è riportato l’inizio di “Tattooed in Reverse”, per un motivo ben preciso. Una frase forte, provocatoria e che descrive alla perfezione ciò che rappresenta (ed ha rappresentato) l’artista nel corso degli anni.

La società ha, da sempre, avuto bisogno di un nemico contro il quale puntare il dito e Marilyn Manson, identificandosi come la parte negativa di ognuno di noi che prende forma, ha solamente posto davanti ad essa ciò di cui si alimenta, riuscendo a smascherare l’ipocrisia di un mondo imbrigliato in convinzioni che risuonano come dittature.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here