Sanremo: tra pubblicità e giri d’affari, un competitor sfida il monopolio Rai

Sanremo. Mentre Amadeus regalava ai telespettatori la 4^ edizione del Festival di Sanremo più vista di sempre, è arrivata per posta elettronica al Comune una blanda manifestazione d’interesse, priva di proposte economiche, per concorrere alla concessione del Festival della Canzone Italiana, la kermesse canora e televisiva forse più importante del mondo dello spettacolo nostrano. Di sicuro tra gli eventi più importanti per i bilanci della Rai, che ora fronteggerebbe un oscuro avversario.

La proposta arriva prossima al termine, fissato a dicembre 2023, della Convenzione tra Rai – Radiotelevisione Italiana S.p.A. e Comune di Sanremo.

L’indiscrezione è stata confermata nella conferenza stampa mattutina a margine del Festival del 9 febbraio dall’Assessore al Turismo Faraldi. Ignoto è attualmente il mittente della proposta, forse una cordata in cui – stando a indiscrezioni del programma Mediaset “Striscia la Notizia” – non figurerebbero emittenti televisive, né piattaforme internazionali, bensì operatori del mondo dello spettacolo e della discografia italiani.

Già ad ottobre l’Associazione Fonografici Italiani aveva palesato sempre ai microfoni del programma Mediaset l’idea di un’alternativa alla Rai e nel 2021 aveva sollecitato una sentenza del TAR della Liguria la quale evidenzia come il Comune, in quanto ente pubblico, possa affidare la concessione della manifestazione tramite regolare bando di gara, invece che per accordi diretti tra le parti.

Perché un privato dovrebbe entrare in competizione con la Rai?

La Convenzione – come da ricostruzione del Sole 24 Ore – ha ad oggetto la concessione d’uso del marchio «Festival della Canzone Italiana», di proprietà del Comune, con annesse l’esclusiva sull’organizzazione, la produzione e le riprese della manifestazione. Si regolano poi i dettagli: il perimetro dei programmi televisivi legati al Festival, il rimborso spese, la promozione della città in TV, il numero degli abbonamenti allo spettacolo per gli hotel ed il Casinò sanremesi, oltre al concorso di Area Sanremo nella gara dei giovani.

Non c’è da stupirsi: Banca Ifis ha stimato che se in Italia l’economia dello spettacolo e dell’intrattenimento vale 54 mld€ (1,5% del PIL), Sanremo varrebbe al 2023 46 mln€ (0,09% del settore) di ricavi pubblicitari (50 mln€ per il Sole 24 Ore) e 18 mln€ di indotto per il territorio (riferimento al 2022), per complessivi 64 mln€ stimati (0,12% del settore, 0,02% del PIL). Il tutto non include i ricavi per le altre industrie coinvolte quali le case discografiche.

Notevole l’impatto assunto ormai social: nella settimana dell’edizione 2022 del Festival si sono registrate 33,6 mln di interazioni (+11% vs 2021), con un picco in finale di 9,1 mln, rendendola l’edizione più commentata sulle reti sociali di sempre.             

Estrapoliamo qualche cifra dal punto di vista dell’emittente: la Convenzione Rai-Sanremo 2021-2023 prevede un corrispettivo al Comune di 4,85 mln€ l’anno, per 9,70 mln€ complessivi. La Convenzione 2018-2020 prevedeva un corrispettivo complessivo di 15 mln€, contro i 15,75 mln€ del triennio 2015-2017.

Passiamo ora al cuore dei ricavi Rai: la pubblicità, i cui volumi sono cresciuti del +11% (media annua pari a 35 mln€) tra 2018 e 2022.

Nel 2022 Rai Pubblicità S.p.A. avrebbe incassato dagli slot promozionali circa 42 mln€ (+10% vs 2021) a fronte di costi operativi pari a 17 mln€, per un MOL sulla kermesse pari a 25 mln€.

Rai Pubblicità aveva fissato per l’edizione 2023 tariffe con diversi pacchetti modulabili: riportando i dati principali, il costo per i billboard (<<questo programma è presentato da>>) oscillava tra i 537,9k€ ed i 286,5k€ e solo 76k€ per gli spot da 15 secondi in chiusura. La telepromozione (la classica réclame) delle 23:35, a metà esatta del programma, ha reso ben 2,18 mln€ (vs 2,03 mln€ del 2022), cioè 436k€ a serata. Gli spot della fascia 22:45-24:15 (la più vista) sono valsi complessivi 1,76 mln€ (352k€ a serata, 118k€ al secondo).

Tornando ai competitor, il trono della Rai è comunque arduo da assalire: il Festival ricade infatti negli “eventi di particolare rilevanza e interesse sociale” ex Art. 2, comma 1, lett. x) del Decreto del MiSE 27/05/2022, come l’Eurovision, la Via Crucis o il Giro d’Italia. In sostanza l’AGCM vigila sulla garanzia per il pubblico della fruizione, della continuità e qualità delle immagini. Un servizio costoso e impegnativo che solo un colosso delle comunicazioni saprebbe sostenere.

Sanremo, dal canto suo, potrebbe usare la competizione sulle offerte per ricominciare a contrattare al rialzo il canone annuo con la Rai, visti i successi auditel e di indotto generati dalla direzione artistica di Amadeus.

Il Sindaco della città ligure Bianchieri – ex imprenditore – vuole per ora tutelare la riservatezza dell’offerta, mentre il Presidente della Regione Liguria Toti chiosa: <<Un festival senza la Rai è come il pesto senza basilico. Ogni ligure lo sa, non si può fare>>.

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