Scuola, reclutamento insegnanti: a che punto siamo?

Un’altra estate di fuoco per i docenti italiani, in particolare per quelli che insegnano le discipline STEM: a sorpresa (e con un preavviso insolitamente breve), il governo ha concesso loro una possibilità in più per abilitarsi e accedere al posto comune. Numerose le bocciature, molti i commenti negativi: alcuni docenti si lamentano per i tempi di svolgimento della prova (100 minuti, 50 quesiti a risposta chiusa); altri ancora sollevano dubbi legittimi sulla metodologia nozionistica di selezione, soprattutto dopo anni che il ministero chiede ai docenti di progettazione l’attività didattica per competenze, senza scadere nel mero nozionismo, come invece si richiede nel corso della prova.

Di fronte all’elevato numero di bocciature, il governo corre ai ripari.

Bisogna evitare di lasciare vacanti ancora più cattedre del solito: il concorso straordinario 2020 non ha coperto la totalità dei posti messi a bando, e così accadrà con il concorso STEM. Per evitare la supplentite, ecco che ci si gioca un’altra carta: l’ennesimo concorso straordinario per docenti con le tre annualità di servizio. Stavolta, però, i vincitori dovrebbero pagare di tasca propria un anno intero di formazione. Se fossimo nel 2014, lo chiameremmo TFA. Niente di nuovo sotto il sole.

E il concorso ordinario? E il concorso straordinario con solo valore abilitante?  Anche queste procedure, in teoria, andrebbero avviate entro la fine dell’anno. La storia recente, però, insegna che un concorso per ogni ministro dell’istruzione è già grasso che cola; si parlava di avviarne, in futuro, uno ogni due anni, e sarebbe già un passo avanti. Tre concorsi in sei mesi? Impossibile no, ma quantomeno inverosimile, tenendo in considerazione la macchina burocratica italiana. Perché, allora, si prospettano scenari che, palesemente, non sono realizzabili? Oltretutto, con un evidente effetto collaterale: una confusione senza fine.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here