Se la Francia va a destra; prima analisi dell’esito elettorale d’oltralpe

QUANDO LA FRANCIA VA A DESTRA

“Quando la Francia va a destra, bisogna avere un premier di destra”. 

Così aveva detto a Macron l’ex Presidente della Repubblica Nicolas Sarkozy in una delle tante consultazioni. Parole che sembrano molto attuali alla luce dei risultati elettorali d’oltralpe. Mentre scriviamo le percentuali sono ancora in fase di aggiornamento; ma c’è già un fatto chiaro e, per certi versi, impattante. La Francia infatti avrà delle elezioni legislative anticipate, alla luce della decisione del Presidente Macron, resa pubblica in queste ore, di sciogliere l’Assemblea Nazionale. 

Questo significa che il sorpasso della destra di Le Pen, che appare in stato di consolidamento, ha provocato qualche sconvolgimento nel panorama politico francese. Le reazioni sono state repentine, quasi precipitose. Tutti si domandano quali siano i calcoli fatti all’Eliseo, ma è ancora difficile prevedere i prossimi sviluppi. 

ORIZZONTI INCERTI

In base al funzionamento del sistema istituzionale francese, il fatto di votare nuovamente per il Parlamento non comporta necessariamente la necessità di votare anche il Presidente. Questo, ovviamente, può dare origine a diverse situazioni. 

Quello che possiamo fare è avanzare una serie di considerazioni in attesa degli sviluppi definitivi. Innanzitutto, occorre ricordare che Macron è a metà del secondo mandato e che dopo non potrà essere rieletto alla Presidenza. Qualcuno sostiene che il suo obiettivo consista nel raggiungere un incarico europeo; ma sarebbe una prospettiva legata a doppio filo con l’esito elettorale, soprattutto del gruppo di Renew Europe cui Macron appartiene. Si potrebbe anche ipotizzare la volontà di dare luogo ad una prova di forza, con lo scopo di controbilanciare i risultati delle europee con un diverso esito nazionale; ma anche qui le insidie non tarderebbero ad arrivare. 

Variegati sono anche gli scenari interni che possono emergere a livello nazionale dopo le nuove legislative. Il caso peggiore potrebbe essere quello della cosiddetta “co-abitazione”, ovvero il caso in cui la maggioranza parlamentare esprimente l’esecutivo differisca dall’appartenenza politica del Presidente, che deve cooperare col governo nominandone in primo luogo gli esponenti. 

Potremmo altresì osservare delle alterazioni nelle alleanze politiche. La constatazione di un avanzamento marcato della destra potrebbe spingere l’area macroniana a ricercare l’accordo con i repubblicani, ovvero gli eredi della tradizione gollista, e financo coi socialisti. Un campo moderato da contrapporre alla destra e alla sinistra più estreme. 

LA CONNESSIONE TRA FRANCIA ED EUROPA

Qualunque sia l’esito finale derivante da questa tornata elettorale, bisogna considerare l’alto livello di connessione esistente tra Unione Europea e Francia. Le vicissitudini politiche francesi, soprattutto alla luce delle prossime legislative, potrebbero esercitare un’influenza significativa sull’andamento delle dinamiche post-elettorali per determinare la composizione della Commissione e delle altre principali istituzioni. 

Nei prossimi giorni potremo rilevare con maggiore precisione i reali effetti di questi accadimenti, ma è già chiaro che queste elezioni potrebbero davvero segnare una svolta politica molto importante per la politica europea. 

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