Sicilia: come può un Ponte arginare i problemi?

Parafrasando la famosa frase del brano di Lucio Battisti “Io vorrei… non vorrei… ma se vuoi”, intendo strutturare il discorso.

Come può un Ponte arginare i problemi che affiggono le infrastrutture in Sicilia?

Questa domanda sarebbe da porre a chi, nel corso del tempo, ha governato e governa il nostro Paese, la regione.

Il Ponte sullo stretto: la panacea a tutti i mali. Questo sarebbe potuto essere un titolo alternativo a quello che ho dato, perché in effetti per la politica pare essere così.

Partire dalle “grandi opere” per poi a cascata arrivare alle “piccole”.

In tanti sostengono ciò, non considerando che senza le pseudo “piccole” la regione sarebbe paralizzata, e in effetti così è.

Non per essere critico, ma l’esatto opposto.

Non è pensabile dare priorità ad un’opera, strategicamente importante senza alcun dubbio ma fine a sé stessa, se poi giunti in Sicilia inizia la gimkana delle autostrade, strade statali e provinciali.

Una regione che vive, per buona parte, di turismo non può presentare simili obbrobri.

E ciò, ahimè, non viene inteso. Non è stato mai inteso.

Non esiste una rete ferrata adeguata, non esiste una rete autostradale adeguata, non esistono collegamenti in generale.

E tutto questo per colpa di chi? (citando un’altra famosa canzone, stavolta di Zucchero).

Per colpa di chi, dall’inizio della storia repubblicana per non andare ancora indietro nel tempo, avrebbe dovuto rappresentarci, avrebbe dovuto rendere la regione prospera perché ne ha tutte le potenzialità, avrebbe dovuto portare avanti gli interessi di un popolo invece che i propri di interessi.

Viviamo una condizione pietosa, seriamente pietosa, ma come ben diceva Tomasi di Lampedusa nel Gattopardo: “Tutto cambia affinché nulla cambi”.

Sì, perché cambia la forma ma quasi mai la sostanza.

Non è possibile, ad esempio, che i cantieri della Catania – Ragusa siano partiti da qualche mese e non trent’anni fa.

Non è possibile chiudere svincoli, corsie, gallerie (Palermo – Catania tra tutte), a volte di pochi chilometri, per anni e anni.

Non è possibile osservare, nel 2024, binari ad una sola corsia.

Non è possibile percorre strade piene di voragini.

Non è possibile parlare di opere incompiute.

Non è possibile parlare senza a agire.

Non è possibile che non venga garantita l’incolumità.

Non è possibile che ai siciliani non vengono dati i servizi dovuti, per colpa degli stessi siciliani che ci hanno governato e ci governano.

Cambierà mai qualcosa?

Sin da piccoli c’è sempre stato detto che “la speranza è l’ultima a morire”.

Quindi da siciliano non mi arrendo al pensiero di vivere, un giorno, in una regione normale.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here