Stop al gas russo: intrighi o verità?

Nel corso della notte del 27 settembre 2022 si sono registrate forti esplosioni di gas, precisamente danni su tre linee off shore riconducibili ad attacchi o atti di sabotaggio. Il Cremlino accusa gli USA, e gli USA il Cremlino: benvenuti nella Guerra Fredda 2.0, dove il tema principale è l’aumento del prezzo del gas schizzato sopra ai 200 € / megawattora.

Ad essere danneggiati sono il Nord Stream 1 e il Nord Stream 2, i famosi gasdotti che sono stati al centro delle trattative tra Mosca e Berlino, Merkel e Putin, che hanno segnato periodi di storia all’insegna della pace e del rispetto reciproco.

Le fughe di gas hanno causato danni in primis in Danimarca, aumentando il livello di allerta sulle infrastrutture energetiche. Ovviamente il Premier danese Mette Fredriksen non crede realmente che sia un incidente o causa delle mancate manutenzioni, come continuano a sostenere i russi.Una dichiarazione che arriva forte e chiara dalla Polonia dove si stava inaugurando un nuovo gasdotto che collega la Norvegia e la Polonia passando per la Danimarca. Anche il Ministro della Difesa svedese Petter Hultqvist ha sottolineato quanto sia grave e seria questa situazione a tal punto da riunire l’unità di crisi. Copenaghen ha spiegato di aver mandato già delle unità per pattugliare la zona: «Adesso la priorità è fare un quadro della situazione e garantire la sicurezza marittima per permettere una navigazione quanto più scorrevole e sicura»[1].

La pista del sabotaggio intenzionalmente provocato è quella più accreditata per Berlino, ma anche Mosca lo sostiene. Per i tedeschi ci sono due piste da seguire: la prima è che sia coinvolta l’Ucraina, la seconda è che potrebbe essere un’operazione russa fatta sotto falsa bandiera per alimentare maggiore insicurezza e far salire i prezzi del gas. Obiettivo: sentirsi dire dall’intera Europa che ha bisogno di lui.

Secondo alcune fonti autoritarie, le fughe di gas sono le conseguenze di esplosioni provocate da sommozzatori russi o dal sottomarino russo nucleare SSN classe Oscar II “Belgorod”. Però, la Cia degli USA aveva già avvertito Berlino dell’attacco agli oleodotti del Mar Baltico, quindi di non rimanere a guardare e aspettare un ripensamento da parte dei russi. Gli 007 occidentali, ovviamente, continuano a monitorare la situazione dato che è stata confermata la presenza del sottomarino “Belgorod”, fungente da sottomarino ospite per altri veicoli subacquei autonomi. Le stesse fonti di intelligence fanno sapere che a San Pietroburgo si trova un nuovo centro per lo sviluppo di veicoli sottomarini, appartenente alla Marina militare russa.

Le accuse a Kiev

Immancabili sono le accuse di sabotaggio del Cremlino al governo di Kiev: il portavoce presidenziale Dmitry Peskov chiede un’indagine urgente e parla di notizie gravi ed allarmanti, perché la situazione dei due gasdotti è un problema che riguarda la sicurezza energetica dell’intero continente. Arriva subito anche la risposta di Kiev, secondo cui la fuga di gas del gasdotto Nord Stream 1 non è altro che un chiaro attacco terroristico pianificato dalla Russia nei confronti non solo dell’Ucraina, ma anche dell’Europa intera. L’obiettivo russo è quello di destabilizzare l’economia europea e provocare il panico su come affrontare l’inverno.

La reazione degli USA

Gli Stati Uniti hanno dichiarato di essere pronti ad aiutare e sostenere l’Ue dopo il sabotaggio alle due linee di gas. «I nostri partner europei condurranno le indagini, noi siamo pronti a sostenere i loro sforzi. Questo episodio dimostra quanto sia importante il nostro impegno comune per trovare forniture di gas alternative per l’Europa», ha dichiarato la portavoce della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre. È stato precisato dagli americani che si sta lavorando, giorno dopo giorno, per affrontare la sicurezza energetica sia a breve sia a lungo termine, non solo per l’Europa ma per il mondo intero.

La NATO, invece, si dichiara abbastanza preoccupata per la situazione venutasi a creare nelle acque danesi. Il segretario generale Jens Stoltenberg ha dichiarato così: «Seguiamo con grande preoccupazione le fughe di gas nei gasdotti Nord Stream: siamo in contatto con Danimarca e Svezia, è importante avere tutti i fatti sul tavolo ed è per questo che dedicheremo la nostra attenzione a questi eventi nelle prossime ore e giorni, in collaborazione con tutti gli alleati».

Danni e prospettive

Il gasdotto Nord Stream 2 presentava già delle falle, secondo l’autorità marittima di Copenaghen. Completato ad inizio del 2022, non è mai entrato in funzione anche se pieno di gas per poi poterlo attivare. Esso è il raddoppio del preesistente Nord Stream 1 e ha una capacità di 50 miliardi di metri cubi l’anno.

È sì un danno strategico e politico, riguardante il riscaldamento dell’intera Europa, ma soprattutto per il clima: secondo molti esperti in materia, l’impatto della dispersione di metano dei due gasdotti è di circa 20 milioni di automobili nell’Unione Europea. Inoltre, c’è da considerare il danno alle infrastrutture e al mercato energetico: l’acqua è salata e sta corrodendo tutte le tubazioni. Ecco perché la Germania, per ovviare a questo enorme problema, si prepara a tenere aperte due centrali nucleari che erano destinate ad essere in riserva.

Chi ha compiuto l’azione? Per quale motivo? Il tira e molla tra Russia e USA aumenta con la questione del sabotaggio: «Stupido e assurdo accusare la Russia di essere all’origine delle massicce fughe di gas avvenute nel Mar Baltico», dichiara il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, che ha aperto un’inchiesta per terrorismo internazionale.

La controffensiva della Russia non finisce qui, anche la nota portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ricorda sui social le parole di Biden, ovvero che il Nord Stream sarebbe finito se la Russia avesse invaso l’Ucraina. Parole che Mosca considera accuse forti e, a questo punto, chiedono chiarezza.

La Casa Bianca risponde alle accuse definendole ridicole: innanzitutto, c’è il rischio che con questo sabotaggio i gasdotti non siano più funzionanti per i motivi detti prima. In seconda battuta, si teme che azioni simili si possano ripetere su infrastrutture cruciali. Per questo, il primo ministro norvegese, Jonas Gahr Store, annuncia che schiererà l’esercito a protezione dei suoi impianti per la produzione di gas e petrolio: «I militari saranno ben visibili».


[1] Fughe di gas dal Nord Stream, Germania e Usa seguono la pista del sabotaggio. L’ipotesi del coinvolgimento di sub e sottomarino russi. Der Spiegel: “La Cia aveva messo in guardia Berlino” – Il Fatto Quotidiano

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