Studenti in rivolta: quando lo studio diventa un lusso e non un diritto

Dalla sera del 8 maggio diversi studenti (appartenenti a sinistra universitaria), seguendo l’esempio di Ilaria Lamera del politecnico di Milano, hanno scelto di piantare le proprie tende di fronte alla Minerva, statua centrale della città universitaria “la Sapienza” di Roma per protestare contro il caro affitti. 

Abbiamo intervistato una delle ragazze che da ieri ha deciso di montare la propria tenda per combattere per i propri diritti, per non essere considerata un semplice numero ma un essere umano.

Nome? Da dove vieni?

Miriam G. sono una studentessa al secondo anno qui in Sapienza. Sono di Civitavecchia (RM).

Come mai avete deciso di protestare montando le vostre tende di fronte la Minerva?

Nella giornata di ieri, seguendo l’esempio di Ilaria Lamera abbiamo deciso di montare le nostre tende in città universitaria in segno di protesta contro il caro affitti. Questo perché è un problema che si estende in tutta Italia, soprattutto qui a Roma, dove ritroviamo il maggior numero di studenti universitari di tutta Italia. 

Protestiamo perché questa situazione va a ledere il nostro diritto allo studio, rendendo più complicato (a chi non possiede ingenti possibilità economiche) poter vivere serenamente l’ambiente universitario. 

Quale è il vostro obiettivo? Cosa pensate di poter ottenere?

Uno dei nostri obiettivi principali è evidenziare il problema della mancanza di case che colpisce, secondo gli ultimi dati, tra le 49.000 e le 52.000 persone.  Senza contare le migliaia di studenti fuori sede e pendolari che vengono considerati, per l’ennesima volta, l’ultima ruota del carro non considerando che il nostro diritto all’abitare va di pari passo al nostro diritto allo studio. Questo perché l’eccessiva distanza tra la nostra casa e l’università va ad incidere negativamente su tutti gli aspetti della nostra vita. 

Nella mattinata del 9 maggio, abbiamo incontrato la rettrice Antonella Polimeni chiedendole di poter ottenere un incontro con l’assessore universitario della nostra regione, in modo da poter cercare delle possibili soluzioni ai nostri problemi.

Prima mi hai detto di provenire da Civitavecchia, in questo momento stai vivendo da pendolare o da fuori sede?

Da pochissimo tempo mi sono traferita qui a Roma grazie ad un’amica che ha ereditato una casa in zona Laurentina, che ha permesso a me ed altri ragazzi di poter vivere pagando un affitto simbolico. Questa rimane comunque una situazione temporanea, poiché la distanza tra la nuova casa e l’università rimane di circa un’ora. 

Per quanto mi riguarda sono stata molto fortunata, poiché grazie al supporto economico dei miei genitori posso permettermi questo anche se, vorrei poter essere più indipendente economicamente. La situazione invece è diversa per molti studenti che non possono economicamente permettersi questo.

Mi hai detto che è da poco tempo che vivi qui, questo significa che nell’ultimo anno e mezzo hai vissuto da pendolare giusto? Questo quanto ha inciso sulla tua vita?

Si, fino a gennaio ho vissuto da pendolare facendo ogni giorno oltre 3 ore di treno per poter venire in città universitaria. A livello emotivo e psicologico è stato molto frustante, ti ritrovavi in balia dei treni ed il più delle volte mi è capitato di non venire in università per la paura di dover affrontare l’estenuante viaggio in treno che mi si parava davanti. 

Molte persone non pensano che noi studenti oltre a dover studiare vorremmo anche vivere l’ambiente universitario, come ad esempio: partecipare ad aggregazioni studentesche o semplicemente perpetuare le amicizie create all’interno.

Parlando solo dei pendolari, credi che un miglioramento delle infrastrutture porterebbe ad un miglioramento della loro situazione?

Parlando della mia città, posso dire che i collegamenti sono molto buoni, ma è anche vero che in altre zone ci ritroviamo difronte a grandi mancanze. Quindi si, migliorerebbe sicuramente la situazione ma si rimarrebbe comunque lontani dalla risoluzione.

Che soluzioni proponete?

Sicuramente aumentando gli alloggi disponibili, con un controllo agli affittuari che speculano su gli studenti (mettendo un possibile tetto massimo) che si vedono costretti a doversi far mantenere dai propri genitori poiché le sole borse di studio non bastano, ed è molto difficile riuscire ad ottenere un lavoro che possa permetterti di guadagnare abbastanza da essere autonomi e mantenersi costante con gli studi.

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