Verba manent: c’è la dominatrice, ma manca il controllore

La notizia della settimana, e già il fatto che sia tale è emblematico, riguarda una (ex) candidata al consiglio comunale di Como tra le fila di Azione, Doha Zaghi, una donna come le altre al momento della presentazione delle liste e improvvisamente un monstrum da espellere quando si è scoperto cosa faccia nel privato. 

La signora Zaghi, infatti, fa la dominatrice, ovvero soddisfa gli appetiti masochisti degli uomini un po’ più perversi della norma. E su richiesta utilizza anche oggetti sacri, con tanto di affermazioni blasfeme, per tentare di accrescere la libido dei suoi amici. “Lady Demonique”, come si fa chiamare, non è forse la persona più adatta per professione ad amministrare la cosa pubblica, eppure il buon Carlo non ha giovato della faccenda, anzi. Ogniqualvolta appare in pubblico, rammenta le sue autentiche radici liberali: due giorni fa, a Roma, ha aperto il suo comizio (ehm… presentazione del libro) citando Mill e Mazzini, liberalissimi. Gli è dunque stato fatto notare che un liberale, privo di pregiudizi o grossi tabù, dovrebbe infischiarsene del mestiere di un candidato, purché ovviamente non sia contra legem, ma quello di Doha è soltanto fetish, non illegale. Il buon Carlo si è difeso dietro un’altra bandiera dei valori del suo elettorato, ovvero il cattolicesimo, affermando che molti dei suoi elettori potrebbero risentirsi davanti a una candidata che utilizza il crocefisso per scopi diversi da quelli per cui è nato. 

Facezie a parte, la questione mette in luce come spesso manchi un controllore, cioè qualcuno che analizzi uno alla volta i curricula dei candidati, controlli chi siano, se siano adatti alla cosa pubblica. Soprattutto per un partito neonato come Azione, che si pone obiettivi ambiziosi e intende distaccarsi dal resto della massa partitica. 

Non vogliamo esagerare, ma forse è più grave l’assenza di qualcuno che verifichi l’adeguatezza dei candidati rispetto alla presenza di una dominatrice tra le liste di Calenda. 

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