Verba manent: promettere mascherine

C’è un tipo particolare di asta, nella quale il banditore è il politico, che promette mari e monti per farsi votare. Ciò di norma accade in campagna elettorale. Ma in tempi di pandemia si opera in regime di straordinarietà per tutto, dalla necessità di motivare una passeggiata fino agli atti amministrativi che sostituiscono l’iter legislativo parlamentare. Così anche la campagna elettorale, che dal 2018 non è mai finita, continua. Poco male, siamo abituati. Eppure stavolta il banditore non è un politico, ma uno stimato manager con lo stesso cognome di un’altrettanto stimata (e non solo) attrice dal pubblico maschile. Costui l’ha sparata grossa: mascherine a 50 centesimi. Evviva!

Allora l’italiano, che negli ultimi tempi ha perfezionato la sua obbedienza, si è recato in farmacia (fila chilometrica inclusa) e ha chiesto mascherine a mezz’euro. “No, ascolti, mi spiace, non le vendiamo; non le abbiamo ricevute; le abbiamo finite; se vuole ne abbiamo altre più costose ma migliori; siamo una parafarmacia di provincia; il corriere che doveva consegnarle non passa da tre mesi; di Arcuri conosciamo solo Manuela ci scusi” e via enumerando. Tradotto: solo porte in faccia.

State attenti, onorevoli e comandanti della nave Italia arenata nel mezzo dell’Oceano Pacifico, che finora con le promesse avete tenuto in piedi una baracca e milioni di burattini. Di questo passo, rischiate di rimanere con una palafitta e milioni di squali.

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