Verba manent: sì, parliamo di Bibbiano

“Parlateci di Bibbiano”, anni di insulti, illazioni, strumentalizzazioni. Il M5S gridava così a quel PD che, ironia della sorte, qualche tempo dopo sarebbe diventato suo alleato. Ma è noto che la coerenza non è una virtù che si distingue tra i politici. Claudio Foti, fondatore della comunità “Hansel & Gretel”, di recente, è stato assolto da tutte le accuse dopo quattro anni di gogna. Chiamarono l’inchiesta “Angeli e demoni”, senza immaginare di avere una lama tra le mani, infilata nella piaga di una realtà al tempo ancora oscura e prematura. Chi ripagherà lo psicoterapeuta dall’onta subita? Quali politici chiederanno scusa per la propaganda edificata sulla falsità?

Tra i vari capi di accusa, era ritenuto colpevole  di aver sottoposto una giovanissima paziente alla macchina dei ricordi e di aver ingenerato in lei il convincimento di aver subito abusi da parte dei genitori. Falso. Il fatto non sussiste. Così come l’abuso d’ufficio non è stato commesso. 

Laddove la sentenza di appello, come da procedure, ha ribaltato il primo grado e ha aperto un nuovo scenario, tuttavia l’esito della campagna elettorale delle regionali in Emilia Romagna del 2020 è rimasto tale. E i voti, in parte condizionati da una massiccia campagna politico-sociale messa in atto dai partiti, sono rimasti quelli. Può sembrare un discorso ovvio: la politica è politica, la legge è legge. Eppure tale non è. Quella campagna elettorale è stata incendiata dallo scandalo Bibbiano, cittadina divenuta luogo di comizi e accorate partecipazioni di leader e candidati. Si parlò di un business illecito legato agli affidamenti – sul cui tema specifico comunque la magistratura non ha ancora espresso pareri definitivi – che fece virare la tendenza elettorale lontano dal PD, partito di riferimento del sindaco di Bibbiano, Carletti. 

“Siamo stati i primi ad arrivare, saremo gli ultimi ad andarcene”, recitava il cartellone sostenuto da Giorgia Meloni, torva in volto, ritratta sotto al cartello delimitante il comune di Bibbiano. Tristemente indimenticabile il “mai col partito di Bibbiano che toglieva i bambini alle famiglie con l’elettroshock per venderseli”, citazione grillina, o lo striscione #BambiniStrappati sostenuto da Matteo Salvini e altri leghisti in piazza. 

Sarebbe superfluo domandarsi dove siano finiti il garantismo, il principio di non colpevolezza, la tutela dell’indagato, l’inviolabilità della corrispondenza, il rispetto della privacy; aria fritta utile ai politici che si dicono garantisti durante le elezioni. 

La verità è che siamo un Paese che annusa voracemente l’odore delle carceri, il titillo delle manette, e gode delle disgrazie altrui, soprattutto se l’altro ha idee diverse o si schiera con un partito differente. È nella nostra natura, che purtroppo si è involuta, se solo pensiamo che “Dei delitti e delle pene” è un orgoglioso esempio di alto diritto, felicemente italiano, già durante l’epoca illuminista. O, Beccaria, Beccaria…

1 commento

  1. Ho letto recentemente Dei Delitti e Delle Pene di Beccaria. Una lettura non facile perché l’italiano settecentesco è per noi un po’ involuto e poco scorrevole. Ma l’ho trovato un autentico monumento di civiltà giuridica, non solo sulla tortura e sulla pena di morte, ma anche su temi attualissimi come la prescrizione e la valutazione delle testimonianze dei pentiti (anche se Beccaria non li chiama così). Un autentico monumento che molti cialtroni oggi vorrebbero demolire.

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