World’s Most Wanted: la nuova docuserie true crime targata Netflix

Uno dei generi che oggi è decisamente apprezzato è quello crime e meglio ancora se è “true”, quindi vero, autentico.

Il suo successo deriva principalmente dalla produzione di serie televisive e film che ripercorrono fatti realmente accaduti sia in passato che recenti e che si basano proprio su questi eventi (come Narcos, famosissima serie che racconta la vera storia dell’ascesa del cartello di Medellìn e del suo capo, il temuto narcotrafficante Pablo Escobar, oppure l’italianissima Suburra, dove troviamo un crocevia di interessi politici, criminali e addirittura religiosi, il tutto sullo sfondo della meravigliosa città eterna, Roma).

Bene, per chi è un grande appassionato di questo genere, non può perdersi la visione della docuserie World’s Most Wanted, sbarcata da pochi giorni sulla piattaforma Netflix e che, in modo semplice ma allo stesso tempo attento e peculiare, narra le vicende e le vite di alcuni degli individui più temuti al mondo ed ancora latitanti.

Essendo appunto una docuserie, ci troviamo dinanzi ad un mix di ricostruzioni, immagini e video di repertorio, testimonianze di forze dell’ordine, pentiti e di coloro che hanno avuto modo (diretto e non) di entrare in contatto con questi criminali e che, coraggiosamente, si sono posti davanti le telecamere per realizzare questo documentario.

Rischiando non poco, diciamolo pure, perché i soggetti materia di analisi sono ancora a piede libero e quindi temibili.

Alcuni sono volti noti della criminalità organizzata, figure mainstream e quindi maggiormente conosciute (grazie appunto ai molteplici film e serie tv che sono state basate sulla loro vita, a volte realizzate anche senza usare i loro veri nomi), altri decisamente meno.

Si parte con la prima puntata dedicata al potente capo del cartello di Sinaloa nonché braccio destro di El Chapo, Ismael Zambaia Garcia, chiamato anche “El Mayo”, passando per uno dei principali finanziatori del sanguinoso genocidio ruandese del 1994, Felicien Kabuga.

Altri nomi, altre storie di rilievo presenti in questo progetto sono quelle di Samantha Lewthwaite, detta anche “White Widow” (Vedova Bianca), sospettata di molteplici attentati terroristici e dell’ucraino Semion Mogilevich, considerato il “boss dei boss” della mafia russa.

In questo documentario, inoltre, c’è anche spazio per la storia criminale italiana. Si perché proprio l’ultima puntata è dedicata a Matteo Messina Denaro, noto boss ad oggi reputato il capo dell’organizzazione criminale Cosa Nostra latitante dal 1993 e considerato uno dei banditi più ricercati e pericolosi al mondo.

“U Siccu”, come viene chiamato negli ambienti malavitosi, è stato condannato per vari attentati di stampo mafioso commessi tra la fine degli anni Ottanta e la metà degli anni Novanta (tra cui quello non riuscito nei confronti di Maurizio Costanzo e quello, invece, dove hanno trovato la morte il giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e tre uomini della scorta).

Inoltre, è stato condannato all’ergastolo anche per il sequestro e la morte del piccolo Giuseppe Di Matteo, strangolato e sciolto nell’acido nel 1996 (dopo 779 giorni di prigionia) “colpevole” di essere il figlio del pentito Santino Di Matteo che aveva deciso di collaborare con la giustizia. Quest’ultimo è uno dei testimoni-chiave presente nell’episodio dedicato proprio a Messina Denaro.

Punti di forza di questa serie sono la brevità (una sola stagione per cinque episodi dalla durata di 45\50 minuti ciascuno) e l’estrema accuratezza e fedeltà nel raccontare i fatti, World’s Most Wanted diventa quindi un ottimo ed alternativo modo per informarsi sull’attuale situazione criminale che continua ad imperversare in tutto il mondo, conquistando quindi una posizione di rilievo tra i lavori made in Netflix (che sul genere crime è imbattibile) assolutamente da non perdere!

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