Colleferro, Santucci: “Si al termovalorizzatore e a un ciclo virtuoso dei rifiuti”

Claudio Durigon, uomo forte della Lega a Roma, parlando del problema rifiuti, ha auspicato un ritorno alla termovalorizzazione (incenerimento) sia per la capitale che per l’Area Metropolitana (indi per cui Colleferro). Dopo il nostro articolo sulle parole del Durigon, abbiamo chiesto al Consigliere e Capogruppo della Lega a Colleferro, Andrea Santucci, cosa ne pensasse delle dichiarazioni molto chiare del responsabile romano del suo partito. Il consigliere, che ringraziamo da subito, ci ha risposto rilasciando questa intervista.

Consigliere. Le dichiarazioni di Durigon sui termovalorizzatori sembrano chiare. Che ne pensa delle sue parole per la crisi romana? Auspica lo stesso trattamento per Colleferro, vista l’annosa battaglia sul tema ambientale nella città?

“Il mondo dei rifiuti e tutto quello che rientra nella sua sfera è un argomento tanto dibattuto che crea non poche divisioni, a tratti direi anche contrapposizioni, impedendo così di raggiungere un’unità di punti di vista tra le parti.

In qualità di Capogruppo della Lega per Salvini nel comune di Colleferro, so bene cosa voglia significare avere nel proprio giardino una DISCARICA, due impianti di TERMOVALORIZZAZIONE, un CEMENTIFICIO, una Centrale a Cogenerazione Elettrica e Termica (Turbogas), Cave di pozzolana confinati con relativo transito di mezzi pesanti nel territorio cittadino e diversi altri camini di società operanti nel comune.

Grazie al mio percorso di studi, conosco gli impatti ambientali delle sopra citate realtà e proprio per questo posso asserire che il concetto di NIMBY (ovvero-No nel mio cortile) non mi appartiene. Credo che ogni provincia debba organizzarsi per un CICLO VIRTUOSO DEI RIFIUTI e per fare ciò non può non essere presente anche un impianto di Termovalorizzazione.

Solitamente a questo punto gli ambientalisti, nell’ascoltare queste mie parole, fremono e scalpitano per contraddire quanto asserisco ma, in poche righe, cercherò di spiegare questo mio punto di vista.”

Ci spiegherebbe, secondo lei, come dovrebbe essere un buon ciclo (chiuso) dei rifiuti?

“Un buon ciclo virtuoso del rifiuto dovrebbe partire con una differenziazione del prodotto (sacchetto della spazzatura) almeno dell’80%, cosa che la raccolta differenziata porta a porta non può garantire.

Aggiungo anche che tale procedimento, oltre a sfruttare la manodopera dei cittadini mascherata da cultura ambientalista, fa sì che la tariffa sia più costosa e questo è dovuto sia al numero di operatori impiegati ma anche a un numero maggiore di mezzi impegnati per la raccolta dei differenti sacchetti lungo tutto il territorio comunale. 

Voglio ricordare il sacchetto della carta, quello del vetro e della plastica, quello dell’umido e dell’indifferenziato che sovente la sera ognuno di noi porta in strada, comporta almeno due differenti transiti di mezzi per la successiva raccolta, cosa che prima non accadeva con i vecchi secchi: passava un solo camion e non vi erano ritardi o buste dimenticate! Questo fenomeno incide a mio avviso, anche sulla qualità dell’aria in termini di immissioni dovute al transito di più mezzi. 

Pertanto se ci fosse un IMPIANTO DI TRASFORMAZIONE DEI MATERIALI si potrebbe ovviare alle difficoltà della raccolta differenziata e si potrebbero raggiungere livelli di separazione notevolmente più generosi. Così facendo potremmo passare da un misero 20-30% ad almeno un 80-85% e mettere a frutto il materiale.

Dopo aver separato il materiale (la spazzatura) con un Impianto di Trasformazione, si potrebbe prevedere un impianto per il TRATTAMENTO DELL’UMIDO che sia in grado di separare la parte solida da quella liquida, in modo tale da poter utilizzare la parte liquida come fertilizzante e la parte solida-secca per altri scopi. Penso alla parte solida-secca come possibile soluzione per il capping finale della discarica per esempio, immagino di poter utilizzare la parte secca ed inerte come combustibile per un Termovalorizzatore; ci si potrebbe munire anche di un impianto di CONVERTER, ovvero di una centrifuga che al suo interno può accogliere qualsiasi tipo di rifiuto e dopo  mezz’ora ottenere un materiale che occupa 1/10 del volume originario e pesa la metà, tutto questo grazie all’impostazione di alcuni valori dell’impianto in termini di velocità di giri, tempo di lavoro e temperatura. Il materiale al suo interno viene surriscaldato per attrito delle lame, pastorizzato e infine disidratato, così facendo non è più soggetto al fenomeno della fermentazione e quindi non è attaccato dai batteri della putrefazione, evitando odori poco graditi. 

Questa impiantistica sarebbe in grado di poter accogliere anche materiale proveniente dai reflui fognari, materiale plastico, materiale infetto, biologico o sintetico degli ospedali, per ottenere alla fine del trattamento, un materiale secco che può essere stoccato a lungo tempo, finché si ha la quantità giusta per poi mandarlo al recupero energetico in un impianto di Termovalorizzazione.”

Lei dice si ai termovalorizzatori per Colleferro quindi?

“Ci sarebbero molti modi per chiudere un buon “ciclo virtuoso” ma ovviamente non ci si può esimere dalla tecnologia che anno dopo anno fa passi da gigante e proprio per questo dico SI agli impianti di TERMOVALORIZZAZIONE di ULTIMA GENERAZIONE COME ANELLO DI CONGIUNZIONE FINALE

Innanzitutto mi preme precisare che quelli presenti a Colleferro sono obsoleti e in verità, lo erano già nel mentre li stavano montando, ovviamente non per colpa di chi ha scelto quel tipo di tecnologia ma per colpa della burocrazia. In Italia, anzi a Colleferro per poter aprire gli impianti di Termovalorizzazione probabilmente si sono dovuti abbattere tanti di quegli alberi per produrre la carta necessaria alle autorizzazioni, come l’AUA e l’AIA per citarne alcune, che solo la natura sa, per non parlare dei tempi biblici che tali autorizzazioni richiedono prima di essere rilasciate, tempi che incidono sul superamento della tecnologia richiesta.

Tecnologia che oggi inquina meno di un vecchio camion diesel e noi di camion a Colleferro ne vediamo entrare più di 50 al giorno in direzione discarica; in termini di immissioni potrebbe inquinare molto meno di un cementificio, anzi per raggiungere le soglie di immissione di un cementificio ci vorrebbero almeno 4 impianti di Termovalorizzazione. 

Faccio presente che ci sono comuni in Italia come Perugia o nei Paesi esteri come la Norvegia che grazie alla nostra spazzatura si riscaldano, hanno energia elettrica ad un costo molto più basso, hanno la possibilità di utilizzare l’acqua calda in strutture sanitarie a costi pari a 0.

Faccio notare che a Bolzano esiste un impianto di termovalorizzazione famoso per i bassissimi valori riscontrati dai fumi dei camini (HCI:1 SO2:2 NO2:<30 PST: <0.05), tanto sono bassi che è l’impianto con più basso impatto ambientale in EUROPA.

A Colleferro e nel sud Italia tutto questo però non si può fare perché c’è chi cavalca stereotipi e terrorizza la popolazione nel nome dell’ambiente.”

Termovalorizzatore a Colleferro vuol dire Revamping?

“Per i motivi prima elencati direi SI ad un possibile Revamping perché so che moltissimi inquinati si potrebbero abbattere ancor prima di arrivare nella parte iniziale del camino, penso al processo di pirolisi che grazie alle insufflazioni di ossigeno nella camera di combustione abbatte l’ammoniaca e l’acido solforico (causando il deterioramento delle parti meccaniche).

Direi di SI ad un possibile Revamping perché VOGLIO CREDERE NELLA VOLONTA’ DI VOLER LAVORARE BENE da parte di chi li gestisce e perché tale volontà possa essere stimolata con controlli mirati da parte di tecnici incaricati a tutela del bene pubblico.”

Grazie al Consigliere della Lega a Colleferro Andrea Santucci. Grazie consigliere dalla redazione di Lanterna.

“Nella speranza di essere stato abbastanza esplicativo, concludo ringraziando tutti coloro leggeranno questo articolo e la testata giornalistica che mi ha dato la possibilità di esprimere il mio pensiero e di poterlo condividere con Voi.”

.

*In una nota audio il Consigliere Santucci ci tiene a precisare anche la questione romana e regionale dei rifiuti.

Andrea Santucci: “In merito alla Regione Lazio e al Comune di Roma, credo che loro abbiano fallito in modo pessimo il loro piano dei rifiuti, aggravando così anche i territori limitrofi, vedi Colleferro. Noi oggi, purtroppo, riceviamo oltre 50 camion provenienti da Roma, perché non sono stati in grado.
Io punto il dito contro Nicola Zingaretti, in qualità di Governatore della Regione Lazio, e Virginia Raggi, come Sindaco di Roma, per la questione discarica-Colleferro, per la loro incapacità di gestire il problema rifiuti”

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here