Coronavirus, docenti e test sierologici: tutto quello che c’è da sapere

Mentre anche Arisa, Simona Ventura e Iva Zanicchi entrano nella questione a gamba tesa, diventa sempre più evidente che il proclama sui docenti che non vogliono sottoporsi all’esame sierologico diventa un dato da contestualizzare e analizzare meglio.

Sottoporsi al prelievo ematico per esame sierologico significa andare in cerca degli anticorpi che il nostro organismo sviluppa in reazione al contatto con il Covid-19. È una pratica diagnostica utile e in molti, in questo periodo, vi si stanno sottoponendo anche senza alcuna richiesta.

Eppure, l’esame non deve generare nessuna forma di falsa sicurezza: chi risulta negativo potrebbe aver avuto l’infezione nei primi mesi dell’epidemia, ma gli anticorpi potrebbero essere ormai non rilevabili. Viceversa, potrebbe risultare negativo chi è in realtà infetto, ma non ha ancora sviluppato un numero rilevabile di anticorpi. Attenzione anche ai falsi positivi: i positivi al test potrebbero avere anticorpi simili, come reazione a un virus della stessa famiglia del Covid-19, o potrebbero aver contratto il virus in forma asintomatica. L’unica certezza, di fronte a un sierologico positivo, è il necessario tampone.

Tutto ciò deve far riflettere sul reale motivo per cui lo Stato si offre di testare gratuitamente il corpo docente: iniziativa lodevole, perché si cerca di fare statistica, di farsi un’idea, di raccogliere dati. Non permette però di essere certi che le scuole italiane saranno sicure, anche perché si potrebbe entrare in contatto col virus un minuto dopo il prelievo.

Nonostante ciò, molti sono i docenti che, nonostante quanto si dice, desiderano sottoporsi al test e incontrano numerose difficoltà. Nella maggior parte degli istituti, la prassi è che il personale amministrativo raccolga i dati e i recapiti dei volontari per trasmetterli alle ASL di competenza che devono fissare gli appuntamenti; in molte regioni, però, le scuole e le ASL stanno delegando il compito ai medici di base. Alcuni medici si rifiutano di alimentare la falsa sicurezza che deriva dall’aver ottenuto un risultato negativo al test sierologico; altri, pur volendo aderire, combattono con i ritardi delle ASL che devono inviare i kit per l’esame agli studi medici.

1 commento

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here