Il discorso di Fedez passa, le sfide dell’Italia restano

Federico Lucia, in arte Fedez, è salito sul palco del concerto del primo maggio, in occasione della Festa del Lavoro, e ha fatto un discorso che ha animato il dibattito pubblico. Fautore e promotore social del ddl Zan, ha rimarcato l’importanza della legge e ha citato alcune affermazioni omofobe da parte di amministratori leghisti in varie regioni d’Italia, senza risparmiare nomi e cognomi. Inoltre, ha attaccato la Rai, colpevole di tentata censura nei suoi confronti, giacché la vicedirettrice di Rai 3, Ilaria Capitani, avrebbe chiesto al rapper di “adeguarsi al sistema” evitando di fare nomi e cognomi. Da viale Mazzini, ieri, è arrivata comunque una smentita: “Nessuna censura”; ma il video pubblicato dall’artista su Twitter mette in luce i fatti e non lascia spazio a dubbi. 

Ciò premesso, le parole di Fedez s’inseriscono in un solco che egli ormai ha tracciato da tempo: intestarsi battaglie socio-politiche e attaccare chi le osteggia, senza contraddittorio alcuno. In altri termini, i suoi followers sono a favore di una legge contro l’omofobia, la misoginia e l’abilismo non perché hanno letto il disegno di legge, bensì poiché si fidano di lui. È un meccanismo a tratti perverso, quello di chi fa politica con l’astuzia di chi si tiene fuori dalla politica: evita la discussione democratica e parlamentare, parla dietro a uno schermo o in contesti favorevoli, non si confronta con gli antagonisti e li etichetta secondo aggettivi stereotipati, come “fascista”, “razzista”, “comunista”, “omofobo” e via enumerando. Sia chiaro, a onor del vero, che i fatti riportati nel discorso, sia l’elenco di frasi ignobili sia il tentativo di ridimensionare l’intervento di Fedez da parte della Rai, sono temi importanti che vanno segnalati e condannati dall’opinione pubblica. Era il contesto, forse, a essere inopportuno: qual è il legame tra le invettive di Fedez e la Festa del Lavoro?

Se quel nesso manca, c’è nondimeno un collegamento tra le parole del rapper e gli “argomenti meteora”. Ovvero, quei fatti che accadono e cannibalizzano il dibattito pubblico, massimizzano l’attenzione della gente e parimenti la distolgono da temi più importanti. Il video di Grillo, ad esempio, ha animato talk show e commentatori da tastiera, tuttavia solo per qualche giorno. Il discorso di Fedez passerà, così come sono passati gli altri. Ciò che resta, invece, è ben altro: il piano vaccinale, il PNRR, le riforme a esso annesse, lo scandalo della magistratura.

Occorrerebbe, in un mondo ideale, che si ragionasse per priorità: quando due fatti avvengono negli stessi tempi, o uno sopraggiunge a un altro già in corso di dibattito, sarebbe bene che la gente riflettesse su quello più rilevante. E invece no, anzi, di solito quello più futile prevale. 

Cosa c’è oggi di più importante di Fedez? 

Il Piano Nazionale presentato in Europa dal governo, per cominciare. Circa 248 miliardi da spartire in sei “missioni”: alla transizione ecologica andrà più del 30% delle risorse del Recovery Plan, ossia 68.6 miliardi, alla digitalizzazione 49.2 miliardi, alle infrastrutture 31.4 miliardi , all’istruzione circa 32 miliardi per perseguire il concetto di “Scuola 4.0”, all’inclusione e alla coesione 22 miliardi e, infine, soltanto 18.5 miliardi alla salute. Si vuole modernizzare e rafforzare il sistema sanitario, anche incrementando l’assistenza di prossimità, con i fondi che restano rispetto al resto. Eppure abbiamo già sofferto le conseguenze della mancanza di un piano pandemico, degli ospedali impreparati, dei posti in terapia intensiva carenti, delle falle nella comunicazione tra assistente e assistito. Scelta dubbia.

Inoltre, soltanto pochi giorni fa abbiamo raggiunto il numero auspicato di vaccinazioni giornaliere, 500.000 somministrazioni, che in verità il gen. Figliuolo sperava già da fine marzo. Poi, la stima è stata rivista la ribasso: 350.000 sarebbero state comunque un successo, che è arrivato, sì, ma sempre in ritardo rispetto ai desiderata del Commissario. Oggi, a maggio, dopo 4 mesi di vaccinazioni, stiamo iniziando a immunizzare con una prima dose i nati all’inizio degli anni Sessanta e i pazienti affetti da co-morbità. In Inghilterra, cioè in un mondo parallelo, sono ripresi i concerti ed è stato reso facoltativo l’uso della mascherina all’aperto.  

Tra le riforme da attuare, richieste dall’UE, c’è la giustizia: gli scandali nell’ambito della magistratura proseguono. Non solo Palamara, il quale, come volevasi dimostrare, era appena la punta di un iceberg con grossi problemi alla base. Il nuovo terremoto nel Csm riguarda i verbali di Amara, avvocato siciliano, nell’ambito delle indagini sui depistaggi nel processo Eni-Nigeria – quanto scritto si apprende dal quotidiano “Il Riformista”. Comunque, solo i processi, con le sentenze, faranno emergere la verità. Intanto, il premier Draghi sulla giustizia dice che “l’obiettivo è ridurre i tempi dei processi del 40% per il civile e almeno del 25% per il penale”. Il PNRR fissa il calendario come segue: legge delega alla fine del 2021, decreti attuativi alla fine del 2022 e regolamenti alla fine del 2023. Ovvero, a legislatura conclusa. Della serie “noi riformiamo, voi [chi verrà] vi assumete le conseguenze”. 

Riportati codesti esempi, è difficile credere che il discorso di Fedez, oggigiorno, possa essere una priorità nel mare magnum degli argomenti. La sua libertà di dire ciò che pensa non vale meno della libertà della gente di scegliere, ragionando, su cosa riflettere prima. La catilinaria del rapper verrà dimenticata, così come la sua linea di smalto o la sua decisione di sponsorizzare delle scarpe disgustose per conformazione (i curiosi googlino e verranno accontentati), mentre i temi sopra menzionati, e non solo, resteranno un’impellenza. Rischiamo di lasciar marcire in seconda pagina ciò che invece dovrebbe essere titolo. 

1 commento

  1. Solo un appunto. “ma il video pubblicato dall’artista su Twitter mette in luce i fatti e non lascia spazio a dubbi”. Non lascerebbe spazio a dubbi se la parte pubblicata corrispondesse al video integrale, e non fosse stata invece tagliata la parte in cui l’interlocutrice spiega che nessuno gli impedirà di dire tutto quello che vuole, che semplicemente lei non ritiene opportuno fare nomi e cognomi di persone che non sono presenti e non possono controbattere. E questo taglio di una parte che contraddice alla base tutto ciò che il sedicente artista è andato a “denunciare” sul palco, unito al fatto di registrare la telefonata per poterla usare come casus belli, questo sì non lascia spazio a dubbi sulla sporcizia intellettuale e morale di questo sordido personaggio.

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