Il “no” della Turchia a Finlandia e Svezia nella NATO

Nelle ultime settimane la scena geopolitica è stata rubata da altri attori, sempre minori rispetto all’Ucraina, ovvero Finlandia e Svezia. Questi due paesi hanno manifestato, dopo esser stati a lungo neutrali e solo spettatori, la propria volontà di aderire alla NATO, la principale alleanza militare fra i paesi occidentali. Quasi tutti i membri dell’alleanza si sono mostrati favorevoli di fronte alla loro domanda, in particolare gli stati baltici.

La NATO

Fondata nel 1949 dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, la Nato (North Atlantic Treaty Organization) contava all’inizio solo 12 Paesi membri, considerati i suoi fondatori (tra questi figura l’Italia). L’Alleanza, nota anche come Patto Atlantico, ha conosciuto diverse fasi di espansione: nel 1952 sono entrate a farne parte la Grecia e la Turchia, mentre la Germania Ovest nel 1955, la Spagna nel 1982.

Con il crollo dell’Unione Sovietica e la dissoluzione del Patto di Varsavia, la Germania rientrò in possesso dei suoi territori ad est nel 1990. In questa occasione, Mosca sostiene che sia stato garantito da USA e NATO di non allargarsi ulteriormente ad oriente. Non esiste, però, un documento che attesti tale affermazione e si pensa che tale accordo vali solo per la Germania est, all’epoca sotto controllo dell’URSS.

Nel 1999, al summit di Washington, Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca entrarono a far parte dell’Alleanza. Nel 2004, ad Istanbul fu la volta di Bulgaria, Romania, Slovenia, Slovacchia, Lituania, Lettonia, Estonia. In particolare, le ultime tre nazioni facevano parte dell’ex URSS e questa cosa non piacque molto. Nel 2009, entrarono Albania e Croazia, nel 2017 Montenegro, 2020 Macedonia del Nord. Nel summit del 2008, però, fu deciso che l’Ucraina e la Georgia avrebbero potuto entrare nell’Alleanza e, infatti, l’Ucraina inserì tale clausola nella Costituzione.

L’appello di Finlandia e Svezia

Finlandia e Svezia, alla luce di quanto sta accadendo nel fulcro dell’Europa, hanno deciso di entrare a far parte dell’Alleanza Atlantica. Una decisione che non è piaciuta ad alcuni, persino membri della stessa NATO: la Turchia. Che sia per interessi economici, per capriccio o per far piacere a Putin, le ragioni sono possibilmente intuitive. Ma andiamo per gradi.

La Finlandia ha annunciato definitivamente di volere l’adesione alla NATO senza ripensamenti. Una decisione che andrebbe a vantaggio di entrambe le parti coinvolte: per la Finlandia perché in questo modo rafforzerebbe la sua sicurezza, per la NATO perché così diventerebbe più forte. La Finlandia porterebbe con sé in dote uno degli eserciti migliori d’Europa, con qualcosa come 280 mila soldati e 900 mila riservisti, su una popolazione di 5 milioni e mezzo di abitanti, e credenziali perfette per la Nato, con il parametro del 2% del Pil da destinare alle spese militari già raggiunto, quando molti membri (come l’Italia) ne restano lontani nonostante sia stato stabilito nel 2014.

«Il comportamento imprevedibile della Russia è un problema enorme. La Russia è pronta a eseguire delle operazioni che sono ad alto rischio e che porteranno anche da noi un elevato numero di vittime», afferma il ministro degli Esteri finlandese, Pekka Haavisto, in audizione alla commissione Esteri del Parlamento europeo. Egli teme la possibilità da parte del Cremlino di schierare le armate e portare alle frontiere 100 mila soldati. Dunque, la Finlandia non affronterebbe una minaccia immediata ma a lungo termine. Potrebbe essere una seconda agonia come quella Ucraina.  

Di tutta risposta, il Cremlino ha tagliato le forniture di gas e di elettricità alla Finlandia. Secondo la società finlandese erogatrice di corrente Fingrid, citando una comunicazione di RAO Nordic Oy, sussidiaria russa di Inter RAO, non c’è rischio che la nazione rimanga senza energia elettrica, dato che importava dalla Russia il 10%. Le risorse mancanti possono essere sostituite sia con le risorse locali sia attraverso un’importazione maggiore dalla Svezia. Dunque, la ripicca di Putin non ha esortito l’effetto desiderato, ovvero destabilizzare il Paese con la risorsa e distoglierli così dalla decisione di entrare in NATO. Un chiaro segnale da parte del piccolo Zar di preoccupazione per l’integrità del suo territorio e dei suoi confini: considera tale decisione una potente minaccia tale da prendere delle contromisure tecnico – militari e di altro tipo.

Di pari passo alla Finlandia c’è la Svezia, anch’essa impaziente di entrare nell’Alleanza. Sembra sia un complotto contro Putin, a detta dei vari ministri che intervengono su tali decisioni. Tutta una macchinazione della NATO e dell’Occidente in generale che si cimenterebbe nel fare in modo di essere un mondo migliore rispetto alla Russia. Altro non siamo, secondo loro, dei poveri illusi.

Gli USA, l’Italia e la Germania

“L’unità e la solidarietà della Nato e dell’Ue non sono mai state così vicine” – scrive in un tweet il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. Il presidente americano Joe Biden ha assicurato alla premier svedese Magdalena Andersson e al presidente finlandese Sauli Niinisto il suo pieno sostegno alla domanda di adesione in NATO e al fatto che, come qualsiasi Stato costituzionalmente libero, Svezia e Finlandia abbiano il pieno diritto di decidere le proprie strategie di politica estera e le proprie disposizioni in materia di sicurezza.

Anche l’Italia, rappresentata dal Ministro degli Esteri Di Maio, sostiene con forza l’adesione di Svezia e Finlandia. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha espresso il suo pieno sostegno alla decisione dei due Paesi scandinavi ribadendo quanto sia importante, alla luce dei fatti attuali, pensare alla propria sicurezza internazionale.

Turchia contraria

La Turchia, paese membro della NATO ma anche amico di Putin sia a livello personale sia a livello internazionale, ha dichiarato apertamente di non essere favorevole all’adesione di Finlandia e Svezia alla NATO, in quanto sono «[…] la casa d’accoglienza di numerose organizzazioni terroristiche». Il riferimento è ai militanti curdi del PKK in Turchia e dell’YPG in Siria che sono stati accolti a Stoccolma insieme ai seguaci di Fethullah Gulen, il predicatore accusato del fallito golpe del 2016.

In passato, c’erano stati forti tensioni con la Svezia per il suo appoggio ai curdi siriani dell’YPG che, tra l’altro, sono supportati anche dagli Stati Uniti. La Svezia, da parte sua, è consapevole che ci sono sul loro territorio tantissimi curdi e anche molti parlamentari sono di origine curda. Dunque, è una contrapposizione che preventivavano.

Ma cosa succederebbe se la Turchia rimanesse ferma sul suo “no”? Per poter entrare a far parte dell’Alleanza, un Paese deve essere autorizzato dal proprio Parlamento prima di presentare formalmente la domanda. Oltre a dover essere uno Stato in Europa, deve rispettare diversi requisiti politici e sociali. Ma, in particolare, bisogna avere il via libera da parte di tutti i Paesi membri (30) secondo quanto riportato dall’articolo 10 dello statuto. Non è certo facile per i due Stati aderire alla NATO dopo decenni di neutralità, solo perché l’ira del Cremlino sta spaventando mezza Europa e dintorni.

Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha confermato che le conseguenze possono essere gravi, soprattutto se le basi NATO in Finlandia saranno vicine alla frontiera russa. La storia ci ricorda, però, che nel 1939 la Finlandia fu invasa dall’URSS e solo con una decisa resistenza riuscì a evitarle l’occupazione totale (il 10% del territorio fu invaso dai russi).

Da quando è diventata membro della NATO, Ankara ha sempre approvato qualsiasi allargamento pur essendo in una posizione ambigua a livello internazionale. Oggi, però, ha qualche rimorso perché dice di essersi pentito dell’ingresso della Grecia e non vorrebbe commettere lo stesso errore. Dunque, le speranze sono ancora vive e per questo i due Stati aspiranti vogliono dialogare con la Turchia dittatoriale appoggiati dagli USA. Basterebbe risolvere la questione curda nei Paesi Scandinavi!

Secondo un rapporto pubblicato dal governo svedese sulle probabili conseguenze del loro accesso alla NATO, è stato previsto una reazione da parte di Mosca in maniera “ibrida”, ovvero attacchi cibernetici, violazioni dello spazio aereo e marittimo, segnali strategici con armi nucleari se non addirittura un attacco all’Ucraina maniera.

Nel 1948 la Finlandia firmò un Trattato di amicizia con l’Urss, impegnandosi a non consentire mai operazioni militari antisovietiche attraverso il suo territorio. Helsinki è entrata nel 1995 nell’Unione europea, insieme alla Svezia, e fa parte della moneta unica. È anche uno dei Paesi membri della Joint Expeditionary Force, un’alleanza a guida britannica considerata una seconda NATO.

Ebbene, la terra del Sultano adesso si trova in seria difficoltà: deve cercare di mantenere un equilibrio fra i suoi partenariati con la NATO e l’Ucraina ma allo stesso tempo deve preservare le sue relazioni con la Russia, impegnata con lei in Armenia, Georgia e Azerbaigian. Poi, ricordiamoci che Erdogan ha rifiutato di sostenere l’esclusione della Russia dal Consiglio d’Europa e non si è schiarata con gli altri membri dell’Alleanza sulle sanzioni economiche. Allo stesso tempo, però, si è adoperata in maniera efficiente a sostenere l’Ucraina nella sua difesa e ha riconosciuto l’atto di violenza della sua compagna di avventure come “guerra”.

È importante sottolineare, però, che la Sublime Porta ha importanti relazioni economiche con la Russia: il gasdotto TurkStream, entrato in funzione nel 2020, è una delle rotte alternative per il gas russo attraverso il Mar Nero aggirando l’Ucraina. C’è anche un’alleanza militare tra le due potenze nei territori siriani, dove comunque non sono mancati scontri tra loro.

Ma il Sultano non ha detto completamente di no: ha lasciato intendere che ci sono margini di negoziati sia per ragioni economiche e per gli investimenti fatti nelle armi, sia perché se si mostrasse chiuso e determinato a non negoziare perderebbe di nuovo la sua credibilità e rimarrebbe isolato all’interno dell’alleanza, favorendo ancora di più l’entrata dei due paesi scandinavi stavolta a ragion veduta. In più rischierebbe di perdere tutti i benefici politici ottenuti per il suo sostegno all’Ucraina.

Conseguenze politiche

Molti critici hanno vedute diverse riguardo a questa questione: c’è chi sostiene che si stia ripetendo l’errore dell’espansione della NATO a Est, così da avvalorare la tesi della Russia che si sente minacciata dalla presenza Occidentale. Poi ci sono quelli che sono i fan più sfegatati dell’Occidente e dei suoi ideali: non ritengono che l’espansione della NATO sia una minaccia, al contrario sostengono che la Finlandia abbia il diritto di fare quello che vuole così come l’Ucraina.

Ideali che, in fin dei conti, abbiamo tutti nel profondo del cuore ma che non abbiamo il coraggio di esprimere perché un po’ timorosi del futuro che ci aspetta. “E se la sorte ucraina capitasse anche alla Finlandia?”. È un rischio da dover correre…

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