La guerra parallela di Putin in Russia: il Cremlino contro la libertà di stampa

Nella mattinata di venerdì la Duma ha approvato all’unanimità la legge contro le ‘fake news’ sulle operazioni dell’esercito russo, che prevede fino a 15 anni di detenzione per chi parla di “invasione” e “guerra” in Ucraina.

Mentre l’offensiva militare russa in Ucraina avanza, il presidente Vladimir Putin nelle ultime ore sta concentrando i suoi sforzi su un altro fronte parallelo, interno ai suoi confini nazionali, cruciale in tempi di guerra: quello contro la libertà di pensiero e di stampa.

Negli ultimi giorni alcuni dei media indipendenti russi più importanti a livello nazionale si sono dovuti arrendere sotto le pressioni e le azioni del Cremlino. Tra questi c’è la Echo of Moscow, radio libera fondata dai dissidenti sovietici nel 1990 e che ebbe un ruolo fondamentale l’anno dopo durante gli eventi del tentativo di colpo di stato sovietico nel ’91. Durante la guerra in Ucraina, Ekho Moskvy ha pubblicato diverse interviste con giornalisti ucraini che hanno descritto gli orrori dell’invasione russa.

Martedì, secondo quanto riportato da Aljazeera, l’ufficio del procuratore generale ha chiesto al Roskomnadzor (il Servizio federale per la supervisione delle comunicazioni, delle tecnologie dell’informazione e dei mass media) di limitare l’accesso alla Echo di Mosca, accusando l’emittente indipendente di “istigare ad attività estremiste e violenze”, nonché di “informazioni deliberatamente false riguardo alle azioni del personale militare russo come parte di un’operazione speciale per proteggere la Repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk”.

Una dura sconfitta per uno dei pochi organi di informazione dissidente e libero dal controllo del Cremlino, che nella giornata di martedì ha dovuto sospendere le trasmissioni, mandando l’ultima messa in onda. Giovedì la delibera del Consiglio di Amministrazione ha ufficialmente segnato la chiusura della stazione radiofonica.

La maggioranza del consiglio di amministrazione di Ekho Moskvy ha preso la decisione di sciogliere la radio e il sito internet” ha detto il direttore Alexei Venediktov sul suo canale Telegram. “Siamo finiti sotto il rullo compressore della censura militareha affermato al New York Times.

L’azione del governo russo contro l’Eco di Mosca non è sicuramente un caso isolato. Nel mirino anche il canale televisivo di opposizione TV Dozhd (noto anche come TV Rain), attiva dall’aprile del 2010, che nella giornata di giovedì ha annunciato la temporanea interruzione della sua programmazione. Ad annunciarlo la sua direttrice Natalia Sindeyeva.

Abbiamo bisogno di tempo per espirare e pensare a come continuare” – ha detto Sindeyeva, aggiungendo – “Abbiamo affrontato così tante difficoltà e non ci siamo mai arrese. Speriamo vivamente di tornare su qualche piattaforma perché il nostro lavoro è così importante per il nostro pubblicosi legge sul New York Times.

La Procura generale – riporta Ansa – aveva chiesto la chiusura del sito martedì primo marzo, e negli ultimi due giorni le trasmissioni erano visibili solo su Youtube.

Ma la guerra intrapresa da Putin contro la libertà di stampa e di informazione non si è fermata ai media russi indipendenti e di opposizione al Cremlino.

Venerdì mattina la Duma di Stato ha approvato una legge che prevede una serie di multe e sanzioni, fino a 15 anni di reclusione per qualsiasi pubblicazione di “fake news” riguardanti le operazioni militare delle forze armate russe in Ucraina.

Altri emendamenti sono proposti al Codice amministrativo della Federazione russa, per opporsi agli attacchi informativi diretti al nostro paese che discreditano luso delle Forze armate della Federazione russa ha affermato la vicepresidente della Commissione leggi dello Stato Irina Pankina, ripreso da Askanews.

Tutte queste compagnie IT, Instagram e altre, sono basate negli Stati Uniti” ha poi aggiunto il presidente della Duma Vyacheslav Volodin, proseguendo: “È chiaro che sono usare come unarma: trasmettono bugie e discordia. Dobbiamo affrontarle e difendere le forze armate”.

Nel corso della mattinata di venerdì l’autorità moscovita Roskomnadzor ha oscurato anche alcune delle principali emittenti giornalistiche internazionali, tra cui BBC e Deutsche Welle. L’accusa sempre la stessa: colpevoli di aver diffuso “informazioni false” sulla guerra in Ucraina.

A riportare la notizia Adnkronos, assieme ad alcune repliche dell’emittente britannica: “Continueremo i nostri sforzi per rendere Bbc news disponibile in Russia e nel resto del mondo. L’accesso ad informazioni accurate ed indipendenti sono un diritto umano fondamentale che non può essere negato al popolo russo”.

Intanto la BBC ha già aggirato la censura imposta dalla Russia, rimanendo consultabile nel dark web in Russia e in Ucraina. Ad affermarlo la stessa emittente in un tweet.

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