La politica torna dalle ferie

La politica italiana torna dalle ferie, per riprendere l’ordinaria gestione amministrativa, tuttavia i problemi restano. Anzi, proliferano: la stagione entrante sarà un banco di prova decisivo per la tenuta dell’esecutivo e un punto di volta per le alleanze, tanto al governo, quanto all’interno della minoranza.

L’asse della maggioranza dovrà concentrarsi su svariati temi: la riapertura delle scuole, l’impellenza del referendum costituzionale, la partita politica delle elezioni amministrative e non da ultimo la gestione della crescita dei contagi.

La ripresa delle attività didattiche in presenza è un’urgenza, giacché garantire il regolare svolgimento delle lezioni è un diritto degli studenti, una sicurezza per le famiglie e una necessità per lo Stato. Il problema è bilanciare sanità, rispetto delle norme e regolarità dell’insegnamento. Da ciò è nato un dibattito mediatico inconcludente, del quale una parte dell’opposizione si è nutrita per portare avanti le proprie solite battaglie, a testa bassa e senza interesse collettivo. D’altro canto, la confusione dei piani alti non ha giovato alle critiche: mascherina sì, mascherina no, studenti che diventeranno (forse) congiunti, banchi a rotelle, responsabilità penale di docenti e presidi e via enumerando.

L’incertezza regna, a pochi giorni dalla riapertura delle scuole, che da impellenza popolare sono diventate propaganda populista, non senza demeriti di chi è preposto alle scelte in materia.

Per ciò che riguarda il referendum sul taglio del numero dei parlamentari, promosso dal Movimento 5 Stelle, l’esito del voto sarà assai importante.
Per i grillini soprattutto, ma anche per i democratici, perdere significherebbe ammettere la sconfitta in una battaglia atavica. Sarebbe come tornare da un incendio come pompieri, dopo essere partiti come incendiari. Sul fronte dell’opposizione, spaccata, Forza Italia è l’unica a essere risoluta per il “No”, mentre Fratelli d’Italia, più convintamente rispetto alla Lega, voterà “Sì”. Calenda e Renzi, che del fu comunismo possiedono ben poco, si schierano a favore del “No”, in linea col partito di Berlusconi. Dal quadro anzidetto, emerge un mosaico scomposto. Non è da escludere che una sorpresa alle urne, improbabile ma non impossibile, possa scombussolare apertamente il quadro dei partiti politici.

Sulle elezioni amministrative occorre ricordare l’alleanza, in verità solo a parole, anzi solo online, tra grillini e democratici. A livello locale, dove la politica si tocca con mano, l’idillio è destinato a scomparire. Ha detto bene Stefano Bonaccini, governatore dell’Emilia Romagna, interpellato sul punto al meeting di Rimini: “Le alleanze si devono fare non contro qualcuno, ma per qualcosa”. È interessante, inoltre, il fatto che PD e M5S siano colleghi di governo, ma sul territorio lancino fumogeni intorno a chi vuole vederci chiaro. Fuor di metafora, l’attuale maggioranza fa politica in alto, ma tra la gente non gode della medesima rappresentatività.

Infine, per quello che concerne la pandemia, i numeri sono risaliti in modo drammatico. Da giorni si contano più di mille nuovi contagi quotidiani, nonostante i morti siano bassi e i tamponi effettuati elevati. Rispetto ai primi giorni estivi, la situazione sembra tutt’altra: nuova paura, nuove misure di sicurezza, tanta fumosità governativa. La gestione dei rientri dalle vacanze è stata sbagliata, si è sottovalutato il problema e la decisione di aprire le discoteche ha contribuito all’ingrandimento del guaio. Basta notare come i test in loco nei confronti di chi sia tornato da zone a rischio siano stati fatti in maniera raffazzonata: lunghissime code ai drive-in, persone che sono riuscite a sfuggire all’obbligo della sottoposizione a tampone. D’altra parte, un nuovo lockdown, se il contesto dovesse peggiorare, sarebbe improponibile: senza essere catastrofisti, una rivolta sociale si escluderebbe con difficoltà.

Pertanto, i leader politici non possono starsene con le mani in mano. Con la coscienza che la complessità dei problemi è acuta e la prova da superare è onerosa, occorrerà che il governo si misuri con tutto ciò.

Se qualcosa dovesse andare male, non è da escludere l’ennesimo collasso della classe dirigente italiana. E l’eventuale, imminente, tracollo economico e sociale.

Opposizione e governo, mai come oggigiorno, devono collaborare per provare a intravedere la luce in fondo a un tunnel che, finora, pare essere piuttosto tortuoso.

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