La questione femminile: Victoire Tuaillon in conversazione con Francesco Costa 

Venerdì 16 maggio, al Salone internazionale del Libro di Torino, Francesco Costa (direttore del «Post») ha dialogato con la giornalista francese Victoire Tuaillon, in occasione dell’uscita del libro Il cuore scoperto. Per ri-fare l’amore, edito da Add Editore.

L’opera segue il precedente Fuori le palle. Privilegi e trappole della mascolinità (2023), che a sua volta nasce dal podcast di successo Les Couilles sur la table. Il secondo podcast di Tuaillon, Le Coeurs sur la table, è stato tradotto e riadattato in italiano, con il titolo Il cuore scoperto, dall’associazione Vanvera – un collettivo che si interessa di questioni di genere e transfemminismo –, insieme a storielibere.fm. Il cuore scoperto ha riscosso un grande successo, innescando dibattiti in tutto il Paese sulle tematiche di genere e i concetti di amore e relazioni nel mondo di oggi.

Proprio da questo punto ha inizio l’intervista; anzi, più nel dettaglio, dalla cosiddetta questione femminile. Ma dato che la maggior parte delle persone arrestate per omicidio sono uomini, dice Costa, non sarebbe più giusto parlare di questione maschile?

“La mascolinità, che nel tempo è sicuramente, mutata, è sempre legata a un meccanismo di potere” replica Tuaillon, che evidenzia quanto fin dall’infanzia ai maschi venga (consapevolmente o meno) inculcata l’idea che “le cose da femmine” siano sbagliate, vergognose. “Piangi come una bambina, corri come una bambina”, l’immaginario che si dà di ciò che è – teoricamente – legato alle femmine risulta uno stigma, qualcosa da rifuggire. Tutto ciò è purtroppo esteso a nazionalità, culture ed epoche differenti, e le distinzioni di classe non sono toccate in questo senso. Nel nostro mondo, sembra che gli uomini siano incoraggiati alla violenza.

“La narrazione patriarcale e tossica della mascolinità, ormai si sa, nuoce anche agli uomini, come evidenziano vari studi di psicologia. Eppure, ultimamente è in aumento il numero di suicidi e depressioni tra le giovani donne. Come mai?”.

“C’è sicuramente una crescita di disturbi mentali tra i giovani“, risponde Tuaillon, che subito dopo sottolinea quando il problema sia strutturato e abbia effetti diversi tra giovani uomini e giovani donne. “Una delle differenze principali è nel verso in cui rivolgono lo sfogo violento: la ragazze verso sé stesse, i ragazzi verso gli altri, e sempre qualcuno più debole di loro. È indubbio che la situazione attuale metta in crisi tanti giovani e faccia perdere speranze nel futuro; l’inquinamento del pianeta lascia poche speranze, e la narrazione dei media è spesso aggressiva e pericolosa”.

Francesco Costa si aggancia poi alla tematica letteraria per innescare una riflessione estremamente attuale: i problemi culturali, dice, ce li portiamo fin dall’infanzia anche solo con la lettura di fiabe antiche in cui le donne sono solitamente passive, in attesa di essere salvate, e gli uomini assumono contorni statici senza alcun approfondimento psicologico: il loro tratto principale è la forza, la virilità con cui salvano le proprie principesse. Ecco, sicuramente c’è una colpevolizzazione da tenere in conto: l’uomo è anche una vittima di questa cultura. “Victoire, tu hai definito il termine privilegio come ‘un diritto che hanno in pochi’. Come mai lo chiami proprio diritto?”.

“L’uomo ha un ruolo importantissimo nel mondo, questo è indubbio. Per una società egualitaria e senza violenze, anche gli uomini devono necessariamente prendere posizione e schierarsi, diventare femministi e rinunciare ai propri privilegi. Spesso purtroppo non riescono a farlo completamente: c’è sempre un aspetto della loro vita a cui non riescono a rinunciare. Bisognerebbe de-solidarizzarsi dai maschi che non vogliono rinunciare ai propri privilegi”. Poi Victoire si rivolge al pubblico: “Uomini, scegliete il campo dell’uguaglianza! In molti, quando emergono fatti di cronaca come violenze sulle donne e femminicidi, si discostano dicendo ‘Io non sono così’, o ‘Non siamo tutti uguali’. Questo avviene anche per i bianchi che non si sentono razzisti, ma restano inconsapevoli di quali privilegi abbiano nella società. Bisogna quindi essere consapevoli senza essere colpevoli. L’uomo non deve vergognarsi, bensì impegnarsi”.

Per quanto la tendenza attuale della società occidentale vada sempre di più verso la polarizzazione delle posizioni, Costa ricorda che c’è una grande fetta di popolazione che “sta nel mezzo”. Chi non si sente né di destra né di sinistra, chi non ha un’opinione in merito a tante tematiche, come per esempio il femminismo. 

La giornalista, a questo proposito, ricorda al pubblico quanto sia pericoloso non sentirsi coinvolti, anche dal femminismo. Tante sue questioni sono troppo vicine alla vita di tutti e tutte per non esserne toccati. Eppure, anche molte donne rifiutano di interessarsene, non pensano alle altre, non prendono posizione per chi è intorno a loro. Questi individui sono tagliati fuori dal mondo, dunque sono soli.

C’è poi ovviamente l’influenza della propaganda politica e dei media. La destra dei paesi occidentali tende a strumentalizzare le violenze e promulgare una visione razzista; in Francia, l’islamofobia è dilagante e spesso le persone musulmane vengono accusate solo per accrescere l’odio e dividere i cittadini. C’è un fenomeno chiamato femonazionalismo (dalla crasi tra femminismo e nazionalismo) che associa, con fini xenofobi, alcune istanze femministe e un’ideologia nazionalista. Serve a rifiutare l’odio misogino e la violenza dei connazionali per dire “non ci riguarda, appartiene agli altri” (solitamente gli immigrati). La proiezione sull’altro per non vedere o accettare i propri errori è qualcosa di diffuso, in ogni paese e classe sociale. 

Anche perché, ricorda Victoire Tuaillon, la violenza di genere non è legata a un’etnia o un ceto. Tutti gli uomini, di ogni nazionalità, classe, religione o età, commettono stupri o femminicidi, anche se, ovviamente, in contesti diversi (dall’aggressione per strada alla molestia sul luogo di lavoro). È troppo facile dire che le violenze vengono commesse dagli immigrati; la stessa giornalista ricorda al pubblico di essere stata verbalmente molestata da dei poliziotti, bianchi e biondi. 

“Cosa ha cambiato il caso di Gisèle Pelicot?” chiede Francesco Costa.

“Siamo in moltissime ad aver subito violenze o molestie” esordisce la giornalista. “Il processo, quindi, è diventato una questione esistenziale per le donne francesi, che tra i vari stupratori di Gisèle Pelicot hanno visto gli stessi volti dei loro cugini, parenti, vicini di casa, colleghi di lavoro. E bisogna ricordare che i colpevoli non sono persone con disturbi mentali, non sono mostri né eccezioni, ma uomini integrati nella società, considerati perfettamente normali. Questo dimostra che le violenze – su Gisèle come su tante altre – non sono dettate tanto dalla ricerca di un piacere sessuale, quanto proprio dal desiderio di potere. Questi individui vedono le donne come meri oggetti da possedere, e non sono in grado di sviluppare relazioni empatiche. Mi dispiace dirlo, ma agli uomini non piacciono le donne”.

Francesco Costa, grande conoscitore degli Stati Uniti, racconta poi di come in molti Paesi americani negli ultimi tempi i porno siano stati vietati o osteggiati, e curiosamente la lotta ha trovato alleati i religiosi più radicali e le associazioni e le realtà femministe. Per motivi, ovviamente, molto diversi tra loro.

“La Chiesa però è una delle responsabili della misoginia della storia, non avendo mai dato potere o parola alle donne. Io sono cattolica, almeno per ora” ride, “ma bisogna ricordare che persino la lingua ecclesiastica è contro la donna, non ne prende coscienza. Sui porno, posso solo dire che sono stupri filmati, nella maggior parte dei casi: la misoginia è ovunque”.

Poi, l’intervista si inverte; è Victoire Tuaillon a domandare a Francesco Costa: “Tu, da uomo, cosa pensi del mio libro?”.

“Devo dire che mi sono sentito toccato e coinvolto” risponde Costa. “Io sono originario del Sud, e mi ricordo il ruolo delle donne nella mia famiglia: durante i giorni di festa, loro stavano in cucina a preparare e noi maschi al tavolo a bere e divertirci. Questa e altre cose le ho capite in ritardo, negli anni, e con il tuo libro ne ho capite altre”.

“Ecco” dice Tuaillon, “per me conta dare un nome alla realtà e vedere come questa può cambiare. L’attivismo è fondamentale per cambiare le cose. Spero che il mio libro possa portare la voglia di impegnarsi e attivarsi”.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here