Russell Crowe e Luc Besson: il cinema raccontato dai suoi protagonisti

Tra i vari incontri organizzati dalla Festa del Cinema di Roma, spiccano nomi internazionali e ben noti al grande pubblico, capaci di coinvolgere ingenti quantità di spettatori.

È accaduto ieri, con l’arrivo di Russell Crowe all’Auditorium Conciliazione e Luc Besson all’Auditorium Parco della Musica, sede principale della Festa. La sola presenza dei due personaggi è bastata per radunare bagni di folla presso i due siti, attivando le classiche dinamiche inerenti alle celebrità: urla, gomitate, richieste di selfie e autografi da parte di fan di tutte le età. 

Se l’incontro con Luc Besson si è svolto in modo convenzionale, con un moderatore a porre le domande, la masterclass di recitazione di Russell Crowe ha preso pieghe più simili al soliloquio.

Tuttavia, nonostante le diverse modalità, entrambi hanno catturato il pubblico con i propri racconti e aneddoti, lasciando trapelare dalle loro storie – spesso inconsapevolmente – preziosi consigli e visioni illuminanti per gli ascoltatori.

Besson ha ripercorso a grandi linee la propria carriera da regista con sguardo lucido e consapevole, inserendo racconti personali e curiosità per il giovane pubblico; focus particolare sul tema della fantascienza, da lui approfondito e amato.

“Amo la leggerezza della fantascienza, grazie alla quale si può definire qualunque cosa, si può reinventare tutto. Adoro questa libertà ed è un campo che rimane magico per me. L’ultimo grande territorio è quello del futuro, quindi esploriamolo!”

Il regista francese rivela fatti personali, abitudini lavorative e quotidiane. Dall’ammissione di non essere portato per la tecnologia, dalla quale si tiene lontano per “paura di perdere l’immaginazione”, fino alla dichiarazione di amare più di ogni altra cosa la scrittura dei propri film, che lo fa sentire libero e gli permette di sprigionare tutta la sua creatività.

Inoltre, fa luce sul rapporto con i propri colleghi, che egli vive con serenità: “normalmente con i registi vado molto d’accordo e non sento la competizione tra noi. Anzi, sono ammirato dai loro lavori perché molto diversi dai miei! Io non sarei in grado di girare i loro film, come loro non sarebbero in grado di girare i miei: siamo della stessa cucina ma, cuciniamo diversamente”.

Besson si dedica anche alle domande dal pubblico, alle quali risponde con sincerità. Durante la conversazione con i fan, egli ammette innanzi tutto di non essere interessato a tornare sui propri passi, in quanto “le abitudini fanno male alla creazione”. C’è dunque un desiderio costante di cambiare, evolversi, prendendo ispirazione dai campi più diversi (cita infatti il suo amore per Fellini, Risi e Visconti, ben distanti dal suo genere).

Decisamente meno moderato l’incontro con Russell Crowe in un Auditorium gremito ed eccitato, che l’attore ha gestito con maestria ed esperienza.

Dal momento in cui ha preso in mano il microfono, la scena è stata sua, tanto che la povera traduttrice ha svolto un lavoro piuttosto complicato per inserirsi nelle pause dell’attore, e tradurre i suoi lunghi aneddoti.

Crowe ha dimostrato una grande passione per il proprio mestiere; per l’intera durata dello “show”, ha girato tra il pubblico cercando gli studenti di cinema, ascoltando le loro domande e curiosità e concedendo lunghe e articolate risposte, senza alcun giudizio, bensì con profondo rispetto per i giovani ammiratori.

Crowe spiega quanto possa essere difficile raggiungere i propri obbiettivi senza svilirsi, restando coerenti fino alla fine; proprio per questo, si percepiva un grande interesse da parte sua nel dare i giusti consigli agli esordienti, senza mai abbatterli ma evidenziando le difficoltà del percorso.

Oltre ai suggerimenti tecnici, l’attore ha incantato la sala soprattutto con i propri racconti. Ricordi dai set più conosciuti, primo fra tutti quello de Il Gladiatore di Ridley Scott, e percorsi di vita personali e professionali, tutti questi elementi erano fusi perfettamente nei suoi interventi, alternandosi con armonia, in un silenzio elettrizzato quasi tangibile.

Russell Crowe lasciava trasparire le proprie emozioni senza vergogna, conscio dell’effetto che ciò ha sul pubblico (come d’altronde si richiede ad ogni bravo attore).

L’ultima domanda, dopo più di un’ora e mezza di conversazione, riguardava l’esperienza de Les Miserables, film musical del 2012. La curiosità della giovane studentessa è bastata per attivare in Crowe un processo di autoanalisi, innescando un flusso di ricordi leggibili sul suo volto. La sua espressione è cambiata, il tono si è abbassato, rivelando una voce chiaramente emozionata. Crowe ha ricordato l’esperienza come qualcosa di “magico e incredibile”, che non gli era mai capitato prima di allora.

E, da bravo attore, questa magia è arrivata fino a noi, impressa in quelle parole pronunciate con voce tremante.

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