Verba manent: intitolazioni romane

Quando si intitola uno spazio a qualcuno che ha preso parte alla storia del Paese, è sempre un momento lieto. Un artigiano batte la targa, degli operai comunali la affiggono e le autorità la svelano. Ciò, tuttavia, accade nel resto d’Italia. A Roma no. 

È finita sui giornali di tutto il mondo l’ennesima gaffe della giunta pentastellata, poco dopo la confusione sulle arene: da Nimes al Colosseo il passo è breve (mica tanto!). Stavolta lo sfortunato, pace alla sua anima, ma avrebbe perdonato la svista, è l’ex Presidente Carlo Azeglio Ciampi. Vittima, egli, di una “g” sottratta al marmo. Tant’è che, scoperto l’errore, purtroppo in ritardo, la targa non è stata svelata “perché scheggiata”. Più che scheggiata, storpiata, si potrebbe dire. 

Carlo ‘Azelio’ Ciampi è l’ennesimo scivolone di facciata dell’amministrazione Raggi. “Roma ha altri problemi”, direbbero i commentatori più evasivi, o i sostenitori del Sindaco più ragionevoli. Senza dubbio. Ma l’immagine che Roma, inevitabilmente al centro dell’occhio del mondo, deve avere è importante. 

Questione di targhe, forse. 

In un futuro, auspicabilmente lontano, se qualcuno vorrà omaggiare l’ex primo cittadino romano, Ignazio Marino, per aver messo al centro del dibattito il tema dell’ecologia, dovrà fare attenzione. Il rischio di commemorarlo nell’omonima cittadina dei castelli è dietro l’angolo. Tra una fraschetta e l’altra, si rischia di sbagliare.

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