Inchiostro e caffè: Seneca, “La brevità della vita”

Di questi tempi, o si recupera la Bibbia o Seneca. Si va in cerca di certezze (ed ecco spiegato un altro motivo del successo del recente Dantedì). A me, che frugavo la mia vecchia libreria, la vecchissima edizione del De brevitate vitae è parsa un bel ricordo, ma anche una promessa che non ha bisogno di rendersi credibile: ogni ex liceale sa che, prima o poi, tornerà a Seneca, anche solo per una citazione malinconica da usare come didascalia su Instagram.

Veniamo al dunque, tuttavia: perché leggere Seneca? Per imparare il valore del proprio tempo personale. Nel 49 d.C. lo scrittore tornò da un periodo di esilio in Corsica e sentì, d’un tratto, tutta l’amarezza e la noia di un mondo abituato a correre (chissà, magari succederà anche a noi alla fine della quarantena, quando torneremo alle vecchie abitudini); allora, prende la penna e scrive al suocero Paolino per suggerirgli quanto di più anticonformista possa concepire la mente di un romano, e cioè di fermarsi e di isolare la mente. 

“Paolino, ma non ti sembra che passiamo la maggior parte del nostro tempo a lamentarci di quanto sia maligna la natura? Non pensi che potremmo utilizzare questo tempo in occupazione più fruttuose? La vita è breve, dici? Macché, siamo noi che la usiamo male. Corriamo tutti da una parte all’altra della città e nessuno è veramente soddisfatto di ciò che vive. Non c’è un solo momento in cui possiamo stare con noi stessi: tutto ciò che ci circonda ci sembra indispensabile. Non sappiamo più cosa sia l’otium. Ti pare normale? Eppure, la vita è lunga, se sai usarla…”

Sembra scritto per noi, ma d’altronde è questo che contraddistingue i grandi classici: le loro pagine sono le sole ad essere abbastanza potenti da superare la prova del tempo per offrirci il loro messaggio. Abbiamo bisogno di grandi messaggi, di ispirazione, di cercare nuovi schemi: l’esperienza della pandemia è troppo grande per attraversarla senza sentire la necessità di ripensare a certi vizi, a certi circoli viziosi, a certi “no” che abbiamo spesso paura di dire. Tutto è cambiato, fuori: che cambi anche dentro di noi.

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