L’agghiacciante morte della “Bambola di Hollywood”. Cinquantuno anni fa moriva Sharon Tate

10050 Cielo Drive, in una villa situata sulle colline dello splendido quartiere di Bel-Air, nella contea di Los Angeles, nella notte tra l’8 e il 9 agosto del 1969, cinque ragazzi stavano passando una serata in completa tranquillità, tra vino e risate.

Tra questi, c’era Sharon Tate. Non una ragazza qualunque, ma una giovane (e già grande) diva del cinema hollywoodiano, nonché moglie di un altrettanto famoso regista: l’eccentrico Roman Polanski e dal quale aspettava il suo primo figlio, che sarebbe arrivato poche settimane dopo.

La sua giovane vita (aveva appena 26 anni) e quella dei suoi amici vennero spezzate dalla furia di una setta che portava il nome de “La Famiglia” e capitanata da un tale il cui nome ancora oggi in America (e non solo), se nominato, fa venire i brividi: Charles Manson.

Essendo fin dall’adolescenza un grande manipolatore, Manson creò questa sorta di comunità hippy alla quale si unirono molti ragazzi, infervorati dalle sue teorie da strapazzo e che non erano altro che il frutto della continua assunzione di droghe ed allucinogeni, all’epoca molto usati dai giovani.

Proprio l’omicidio di Cielo Drive fece andare alla ribalta questo gruppo criminale, a causa del clamore mediatico che creò la prematura morte dell’attrice.

Manson si definiva un “profeta”, un “guru” per loro. Tutto ciò che comandava doveva essere svolto senza esitazioni. E i suoi seguaci agivano.

Pronto a tutto pur di sfondare nel mondo della musica, fece un provino con un famoso musicista e produttore discografico, Terry Melcher, il quale si rifiutò categoricamente di fargli fare un disco ed un contratto.

Ciò fece scatenare l’ira di Manson, intenzionato a far pagare questo affronto a Melcher.

Bisogna fare una precisazione: il produttore viveva proprio a 10050 Cielo Drive, dove avverrà l’efferato omicidio, prima di essere venduta alla famiglia Polanski.

Si dice che Manson era a conoscenza di questo cambio di residenza ma volle agire lo stesso.

Quella maledetta notte, quindi, mandò tre dei suoi seguaci che uccisero per primi gli amici della Tate mentre lei cercava di nascondersi in ogni angolo della casa. Più che per salvare sé stessa, lo faceva per la sua creatura che sarebbe nata di lì a poche settimane, come qualsiasi madre farebbe.

Ciò è facilmente deducibile dalle parole che pronunciò poco prima di essere pugnalata per ben 16 volte, riportate anni dopo da una delle esecutrici dell’eccidio, Susan Atkins:

Mi implorava dicendo: Per favore, lasciami vivere ancora per due settimane, solo qualche giorno per partorire. Tenetemi in ostaggio ma non uccidete il mio bambino!”.

La Atkins, anch’essa madre, non provò nessuna pietà davanti a quella donna che chiedeva solo di risparmiare suo figlio. Alcuni anni dopo confidò ad alcune compagne di detenzione che ucciderla fu “l’esperienza sessuale più eccitante della sua vita”.

Nel 1969, Sharon Tate era all’apice della sua carriera e realizzata nel privato: protagonista di film di successo (Una su 13, La valle delle bambole, Per favore non mordermi sul collo per citarne alcuni), moglie dell’uomo che amava, futura mamma.

Tutto ciò che aveva costruito venne distrutto, spazzato via in una folle notte, a causa della mente malata di un uomo il cui unico intento era quello di diventare famoso.

E, a quanto pare, ci è riuscito. A discapito di innocenti vite umane.

Una cosa è certa: con la sua crudeltà non è riuscito a spegnere il sorriso della dolce attrice che, ancora oggi, viene ricordata dall’industria cinematografica, come nel film C’era una volta ad Hollywood di Quentin Tarantino. Mentre, per quanto riguarda l’omicidio, due sono le pellicole uscite recentemente e che presentano un’egregia ricostruzione di ciò che accadde quella notte: 10050 Cielo Drive (John R. Leonetti, 2016) e Sharon Tate – Tra incubo e realtà (Daniel Farrands, 2019).

2 Commenti

  1. Famoso è diventato anche perché tanti nei media sono delle merde e in articoli vari alla fine lo glorificano quasi, più che condannarlo.

    Famoso vuol dire uno che lo è per merito e senza aver fatto male a nessuno, non criminali malati di mente come Manson.

  2. Lei era una grande donna e attrice, ho guardato tanti suoi film.. la follia umana non ha davvero limiti. Questa storia è e tristissima, grazie per averla raccontata.

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